Sono trascorsi sei anni dalla rivolta dei migranti scoppiata a Rosarno per le condizioni di sfruttamento nella raccolta degli agrumi. Dopo tutti questi anni la situazione è sempre di emergenza, sembra non sia cambiato nulla.
Lo racconta oggi Alessandra Coppola sulle pagine del Corriere della Sera: “Sei anni dopo, è rimasta la paura (…) si contano 1.200 persone, bambini compresi, nella fatiscente tendopoli di San Ferdinando, 450 nell’ex fabbrica occupata, molti altri tra i casolari abbandonati nelle campagne. Giovani, dal Mali, dal Senegal, dal Burkina Faso, per oltre la metà titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. L’86 per cento non ha un contratto di lavoro ( fonte Medu) e fatica otto ore per 25 euro al giorno, tra caporali, ‘ndrangheta, movimenti xenofobi e in queste settimane pure manovre pre-elettorali (si vota per il Comune di Rosarno, commissariato)”.
Tra gli stranieri c’è ancora chi denuncia condizioni di sfruttamento nel lavoro per la raccolta degli agrumi, a cui si aggiunge poi la disastrosa situazione igienico sanitaria dei luoghi dove vivono i braccianti stranieri.
L’Ugl, con l’iniziativa “Il silenzio uccide”, è voluta scendere in campo direttamente contro il caporalato. A fine agosto il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, e il vice presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, on. Renata Polverini (FI), insieme ad una delegazione dell’Ugl hanno visitato numerosi terreni, tra Bari e Foggia, incontrando i braccianti e portando il sostegno del sindacato contro la diffusa piaga del caporalato. Un’iniziativa a cui è stata data una prima importante risposta con l’ok da parte delle Commissioni riunite Agricoltura e Lavoro della Camera dei Deputati alla risoluzione unitaria per la “Prevenzione e contrasto del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura”.
Una partecipazione, quella delle parti sociali, necessaria in questa battaglia su cui, però, come ha spiegato il segretario confederale dell’Ugl, Fiovo Bitti, all’incontro con il governo a dicembre, “bisogna investire risorse per sostenere l’attività ispettiva e le aziende sane che operano nel rispetto delle norme su lavoro e sicurezza”.
CaporalatoLa verità è che a Rosarno il tempo sembra essersi fermato e andando avanti la situazione rischia di diventare esplosiva. Per fare il punto della situazione il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha visitato la tendopoli di San Ferdinando. “Ho visto e parlato con gli immigrati – ha detto il Presidente della Regione ai giornalisti – ed ho visto una condizione umana inaccettabile. Mi auguro intanto che cessino le aggressioni nei confronti di questi ragazzi. Voglio ringraziare la Chiesa e il mondo del volontariato, che con la loro azione cercano di alleviare le condizioni di vita di chi vive qui. Ho già parlato con il prefetto Morcone per cercare di mettere in atto insieme al prefetto di Reggio Calabria, Sammartino, un piano di interventi, pur non essendo la Regione istituzionalmente responsabile della gestione di questa realtà, che punti a superare una dimensione di ghetto aumentando i servizi per migliorare la condizione di vita di tutti”.