Intervista a Piero Peretti, segretario generale Ugl Credito

Banca Etruria. E’ di oggi la notizia di una bomba artigianale trovata all’interno di una busta davanti alla filiale di Ponte San Giovanni a Perugia. Gli artificieri dei carabinieri, intervenuti prontamente sul posto, l’hanno disinnescata. Intanto l’esecutivo, per evitare ricorsi contro i provvedimenti attuativi che devono regolare l’accesso al fondo di solidarietà, vuole configurarlo come un mero “strumento per alleviare le perdite”. Per i risarcimenti veri e propri, chi è stato truffato dalle quattro banche salvate dovrà fare causa civile. Da sindacalista che idea si è fatto del caso banche e sopratutto del decreto Salva Banche?

“Il caso delle quattro banche ha mostrato tutti i limiti della vigilanza nel settore. Una vigilanza degna di questo nome avrebbe dovuto a monte impedire l’emissione di obbligazioni subordinate da parte di banche sull’orlo del fallimento, basti pensare che l’ultimo bilancio di Banca Etruria noto agli analisti era fermo a settembre 2013. Quanto accaduto, tra l’altro, ha generato forti timori nell’opinione pubblica e ad oggi si può affermare che l’intero sistema creditizio italiano è privo di credibilità. In questo contesto la nuova normativa aggraverà la reputazione del mondo bancario perché con il famoso ‘bail-in’ verranno aggrediti non solo i possessori di titoli di rischio, quali azioni ed obbligazioni subordinate, ma anche i correntisti con saldi rilevanti. In pratica la cattiva gestione dei manager verrà pagata da clienti colpevoli di aver riposto fiducia in un determinato istituto di credito.
La mia opinione di sindacalista sul Decreto salva-banche è che fortunatamente non ha interessato direttamente i lavoratori da un punto di vista occupazionale. Infatti grazie alla clausola di salvaguardia presente nel Ccnl appena rinnovato, questi lavoratori seppur in presenza di una variazione del datore di lavoro, non vedranno applicato il temutissimo contratto a tutele crescenti previsto nel Jobs Act. Ma, se parliamo di clima aziendale, il Decreto in questione ha esposto incolpevoli lavoratori a episodi di aggressioni, non sempre verbali, da parte di una clientela giustamente inferocita. Tutto ciò è il termometro della situazione in cui sono costretti ad operare molti dipendenti bancari che, di fatto, sono vittime come i clienti ingannati”.

Cosa chiede al Governo a nome di tutti quei risparmiatori scesi più volte in piazza per protestare?
Al Governo chiediamo di integrare in tempi rapidissimi il Fondo di Solidarietà in modo tale da risarcire integralmente coloro, nella maggior parte dei casi piccoli risparmiatori, che hanno subìto pesanti perdite sulle obbligazioni. Ritengo che i famosi 100 milioni siano sin troppo pochi visto che le perdite stimate superano i 300 milioni di euro. Inoltre penso che il Governo debba nuovamente intervenire in termini legislativi per reintrodurre la netta distinzione tra banche d’affari e banche commerciali al fine di meglio tutelare anche le economie locali, evitando distorsioni del mercato ed alimentando la parte sana dell’economia nazionale”.

Il ruolo di Bankitalia in questa situazione?

“Bankitalia non ha svolto il suo ruolo di vigilanza, questo è innegabile e sotto gli occhi di tutti. Prova ne è che anche il Governo sia dovuto ricorrere a Cantone per trovare una soluzione circa i risarcimenti ai clienti delle quattro banche. Il problema parte da lontano, ovvero da quando si è deciso che il capitale sociale della Banca d’Italia potesse andare in mano alle banche private. Praticamente si è consentito che i controllati acquisissero quote di maggioranza del controllore. Guarda caso la sede legale delle nuove quattro banche è stata stabilita proprio in Via Nazionale e non nei rispettivi territori di riferimento”.

Il sindacato in questa circostanza cosa può fare concretamente?

Il problema principale sono le pressioni commerciali. Il lavoratore si trova spesso tra l’incudine della clientela con una normativa sempre più stringente e il martello di un management che impone vendite selvagge a prescindere dai profili di rischio della clientela e dei suoi effettivi bisogni. Il caso delle quattro banche è emblematico ed ha fatto esplodere prepotentemente questo problema. I lavoratori sono stati obbligati a piazzare titoli tossici anche a chi non poteva e/o voleva rischiare.
Lampante il caso del pensionato suicida di Civitavecchia. Quello che, inoltre, come sindacato dovremo fare è vigilare attentamente sulla vendita di queste quattro banche. Non tollereremo che per rendere più appetibili queste aziende si procedesse ad un taglio selvaggio del personale e ad una sensibile diminuzione dei livelli occupazionali. I guadagni sono già stati abbondantemente ottenuti con l’eliminazione e la successiva svalutazione delle tante sofferenze che hanno affossato i bilanci e non si vede la necessità che i lavoratori debbano pagare ulteriormente per colpe non proprie”.