assistenza gratis per i rimborsi delle pensioni.

#matteogirati: questo l’hashtag scelto dall’Ugl per la sua campagna contro le scelte del governo Renzi sui rimborsi delle pensioni, nata con l’obiettivo di spingere il premier a non voltare le spalle ai problemi del Paese.
Il 1° e l’8 agosto il sindacato ha dato dimostrazione del fatto che i diritti non vanno in vacanza: sono stati allestiti gazebo in 50 piazze d’Italia, da Nord a Sud, per fornire assistenza gratuita ai chiunque possedesse i requisiti giusti per presentare ricorso contro la mancata rivalutazione.
“Abbiamo dato il via a questa iniziativa – ha spiegato il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone – perché il governo, con prepotenza inaudita, ha aggirato e in larga parte cancellato la sentenza della Corte Costituzionale con il famigerato Decreto Poletti. Il rimborso che verrà offerto ai pensionati è solo una parte di ciò che spetta loro di diritto. Non resta altro che ricorrere alle vie legali”.
Una straordinaria mobilitazione, che ha sfidato la pioggia e il sole, riscuotendo un enorme consenso: sono stati moltissimi i ricorsi raccolti dall’Ugl sui rimborsi delle pensioni, e l’hashtag #matteogirati è diventato virale sulla rete, con migliaia di appelli rivolti a Renzi per mettere la parola “fine” a un’evidente ingiustizia.
Come ha spiegato Capone, che durante le giornate di mobilitazione si è impegnato in prima persona per raggiungere i gazebo di numerose città d’Italia, “a beneficiare del cosiddetto ‘bonus Poletti’ saranno soltanto 3,7 milioni di pensionati su una platea di 16,4 milioni, ovvero chi ha un reddito lordo compreso tra tre volte il minimo (circa 1400 euro lordi), e sei volte il minimo (circa 2.805 euro). Inoltre la differenza totale tra ciò che spetta di diritto alla categoria, e ciò che invece verrà effettivamente rimborsato, oscilla tra un minimo di 730 euro fino a circa 2.100 euro a persona. Non possiamo restare fermi a guardare questa prevaricazione”.
#matteogirati è uno slogan che Renzi non deve dimenticare: l’Ugl non ha intenzione di fermarsi fino al momento in cui non saranno garantiti per intero i diritti ai giusti rimborsi delle pensioni.