..qui non c’è lavoro aiutiamo i giovani a non cadere nella ‘trappola’ della camorra e dell’illegalità.

…” Il parroco simbolo della Terra dei fuochi: il decreto del Governo serve a poco e va ripensato”..

Don Patriciello, come è nata la sua battaglia a difesa della cosiddetta “Terra dei fuochi”?

“E’ nata proprio dalla forza della disperazione, dal fatto che davvero non se ne poteva più. Non ero preparato dal punto di vista della materia perché sono un prete, ma ho una forza dalla mia parte: vivo il territorio e quindi mi sono reso conto che c’erano delle cose che non potevano andare: roghi tossici, il fumo nero che invadeva le nostre case, ma soprattutto la consapevolezza e la percezione che la gente si ammalava di tumore in modo anomalo. Bisognava, quindi, fare qualcosa in più”

E’ soddisfatto del nuovo decreto del Governo per la “Terra dei fuochi”? Avrà effetti positivi, dal suo punto di vista?

“Assolutamente no. E’ un decreto nato già con il “peccato originale”. Sono soddisfatto che per la prima volta come disse Letta il governo si interessa della “Terra dei fuochi” ma questa cosa mi fa riflettere: è da vent’anni che esiste questo dramma, e questo significa che in tutto questo tempo nessun Governo ha rivolto interesse a questo problema. Intanto il decreto parla del bruciare e non dell’interrare per cui se una persona sta interrando non rientra nel reato del rogo. Il problema non è poi tanto chi sta bruciando, chi compie l’azione, ma il mandante. Chi sta bruciando lo sappiamo tutti che è un poveraccio, che lo fa per pochi soldi, il problema è chi il mandante. Questi scarti da dove vengono, perché si fermano qua, chi è il mandante, ma questo non si è voluto fare, tanto è vero che i nostri comitati sono arrabbiatissimi perché hanno visto proprio la volontà politica nel non arrivare al mandante”.

La presenza della camorra nella sua terra è in una fase calante oppure la situazione continua a non cambiare?

“I grossi nomi legati al Clan dei Casalesi sono stati assicurati alla giustizia, ma ci sono purtroppo le nuove leve, i giovanissimi, ancora più feroci. La camorra è un albero maledetto che affonda le radici in una qualunque palude che si prosciuga ma che poi può rivitalizzarsi con estrema facilità. Questa palude è da un lato la cultura camorristica, dall’altro la povertà della gente. Il governo è sordo di fronte a tutto questo. Perché, se tanta gente muore di fame, dopo un po’ di tempo finirà per bussare alla porta di ‘certa’ gente”.

Si è mai confrontato con uno di questi giovani a cui le fa riferimento?

“Certo sono parroco in un quartiere disagiato. La cosa triste è che questi giovani non trovano niente, in giro c’è una disoccupazione dilagante, una fame che fa paura, se ci fosse stata attenzione maggiore verso molti giovani che si sono piegati alla criminalità per disperazione, credo che molti si sarebbero salvati”.

Qual è la sua opinione sul lavoro dei sindacati? Come potrebbe aiutare ancora maggiormente i lavoratori?

“Il sindacato può aiutare il lavoratore mettendosi nei panni di un lavoratore. Il sindacato è la voce dei lavoratori e, quindi deve portare avanti le istanze dei lavoratori. Ma qui, nella mia terra è tutto così profondamente diverso: qui non arriva nulla, il lavoro non c’è, più che tutelare i lavoratori bisognerebbe creare occupazione. Tutto qui gira intorno all’arte dell’arrangiarsi e purtroppo quando ci si arrangia,si sfocia nell’illegalità”.

Questo scenario sta ricevendo la giusta attenzione dei media?

“I media sono molto attenti ma non bisogna abbassare la guardia soprattutto in questo momento. Proprio l’Avvenire ha pubblicato in questi giorni un’intervista a Monsignor Bregantini, il vescovo di Campobasso che ha avuto dal Santo Padre il compito di preparare le stazioni della via Crucis per il venerdì santo e ha voluto inserire nelle stazioni anche il dramma della ‘terra dei fuochi’, cosi questo dramma sarà portato all’attenzione di livello mondiale”.

Nelle sue zone qual è la maggiore situazione di emergenza industriale?

“Noi siamo una zona povera di industria per la verità. L’ho sempre detto che il problema nostro è un problema di rapporto città-periferia. Noi siamo lontani dallo sviluppo industriale. Siamo solo un riferimento per l’industria dei rifiuti. Per quanto riguarda quelli urbani, devo dire che in città a Napoli la differenziata non funziona e si viene a sversare il suo non-differenziato nelle discariche dislocate nei nostri paesi. Per i rifiuti tossici, il problema di fondo è quello relativo al contatto tra agricoltura locale e industria pesante del nord e del centro Italia. Un rapporto che ha consentito gli sversamenti di quei rifiuti nelle nostre terre con il risultato che oggi la nostra economia derivante dall’agricoltura è praticamente rovinata per sempre”.

Faccia un appello ai giovani della sua terra.

“I giovani debbono informarsi bene e capire che questa storia, la ‘terra dei fuochi’, coinvolge il loro futuro, la loro salute e la salute delle persone care. Bisogna che lo capiscano dirglielo altrimenti rischiano di dimenticare tutti i risultati che stiamo cercando di ottenere con la battaglia condotta da noi ‘adulti”’

8 aprile 2015