di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il parallelismo fra gli attentati del 2001 e l’attuale emergenza da Covid-19

Sono passati ormai quasi quattro lustri, diciannove anni per la precisione, da quella mattina – per noi primo pomeriggio – dell’11 settembre 2001, eppure la memoria di chi ha vissuto quelle ore è indelebile. Forse il primo vero evento vissuto assolutamente in diretta, con le televisioni di tutto il mondo collegate con New York, dove si abbatterono, sulle Twin towers del World trade center, due dei quattro aerei dirottati da un gruppo di terroristi collegati ad Al-Qaida di Osama bin Laden; degli altri due, uno si schiantò sul Pentagono, la sede del dipartimento della difesa Usa, mentre l’altro precipitò nei pressi di una località in Pennsylvania, senza raggiungere il suo obiettivo, verosimilmente la Casa bianca a Washington. Un giorno che cambiò la vita di tutti; del resto, non è un caso che ognuno di noi ricorda esattamente cosa stava facendo quel pomeriggio. In quelle ore si disse che tutto sarebbe cambiato, che il terrorismo, generato da una guerra di religione, avrebbe stravolto per sempre le nostre vite. Ed effettivamente, prendere un aereo è diventato da subito più complesso, con procedure sempre più lunghe, tanto che molti hanno rinunciato a viaggiare: il turismo è crollato e gli italiani hanno scoperto la cassa integrazione in deroga a sostegno delle migliaia di dipendenti del trasporto aereo e dell’indotto. Nel frattempo, anche le economie mondiali hanno iniziato a precipitare una dopo l’altra, mentre l’Occidente si mobilitava contro l’Iraq di Saddam Hussein e dava la caccia allo stesso bin Laden, finendo per favorire, paradossalmente, qualche tempo dopo, la nascita dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria, meglio conosciuto come Isis o Daesh. Ora che Saddam Hussein, bin Laden e l’Isis sono spariti dai radar della cronaca – non il terrorismo, anche a carattere religioso, che continua ad alimentarsi nei sobborghi stracarichi di disoccupati delle grandi città di vaste aree dell’Europa -, resta una consapevolezza: il mondo, seppur con grande fatica, ha saputo riprendersi dallo choc dell’11 settembre. Le economie hanno ripreso a generare profitti rapidamente; è vero che poi è arrivata la crisi dei subprime, ma quella è stata, per molti versi, la crisi dell’eccesso d’ottimismo dei banchieri che, per alimentare la spirale della crescita costante e progressiva della finanza, hanno finito per concedere dei prestiti senza garanzia alcuna. I mesi dopo l’11 settembre, però, hanno finito per alimentare le disuguaglianze sociali e di reddito, con la ricchezza che si è concentrata nelle mani di pochi. La stessa cosa che potrebbe accadere anche con il Covid-19 dei giorni nostri. Oggi come allora si sta registrando un fenomeno simile: nei primi giorni le Borse di tutto il mondo hanno perso parecchi punti percentuali, ma immediatamente dopo hanno iniziato a crescere esponenzialmente, proprio mentre l’economia reale andava in grave affanno.