di Antonella Marano

Il capitolo ‘scottante’ degli sbarchi verso l’Italia e dei migranti resta un quesito a cui dare delle risposte in tempi stretti. Non bastano più le parole di vanto sulle ‘gesta’ italiane in termini di soccorso ed accoglienza. Non ci basta essere definiti ‘eroi’ dal Jean-Claude Juncker  o ricevere complimenti dal Presidente Donald Trump per “gli sforzi dell’Italia nell’affrontare la rilevante crisi migratoria libica” o peggio ancora da Macron e Merkel che, anziché esprimere solidarietà nei confronti del Belpaese, dovrebbe agire concretamente essendo quella dei migranti una questione che riguarda tutta l’Europa, non solo le coste italiane.
Nel concreto Francia e Spagna si dicono pronte a sigillare i loro porti, l’Austria per difendere i confini, già dalla scorsa settimana, ha inviato quattro mezzi corazzati Pandur per controlli di frontiera al Brennero (oggi l’ambasciatore austriaco a Roma ‘addolcisce’ la posizione austriaca definendo quei controlli ‘misure di pianificazione e di preparazione in caso di emergenza’) e il Governo italiano resta fermo.
Anche Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, è dell’idea che “dipende dal nostro governo riuscire ad ottenere una collaborazione, anche finanziaria, da parte dell’Ue, con l’obiettivo di fronteggiare una situazione che ci sta portando lentamente al degrado”.

Da evidenziare in tutto questo caos anche il silenzio dei parlamentari europei. Non a caso l’ultima ‘polemica’ di Junker è legata all’ assenza tra i banchi dell’Europarlamento della maggior parte dei deputati. Ieri, il presidente della commissione invitato a relazionare sui risultati del semestre di presidenza maltese della Ue e della crisi migratoria ha polemicamente preso atto che ad ascoltarlo era circa una trentina di parlamentari (su 751).
L’Italia aspetta ancora notizie da Strasburgo, dopo che la riunione della Commissione europea del 2 luglio scorso a Parigi ( un vertice tra i ministri dell’Interno di Italia, Francia, Germania e il Commissario Europeo per la Migrazione e gli Affari Interni, Dimitris Avramopoulos, nel quale è stato approvato un “codice di condotta per le ong” ) si è conclusa con un nulla di fatto. Tutto è rimandato a domani momento in cui si riunirà il Consiglio informale di Tallin, in Estonia. Attendiamo con ansia l’esito dell’incontro di domani ma con un po’ di sfiducia.
Sono i numeri a parlare chiaro: secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) i toni allarmistici del governo italiano sono stati in parte giustificati dall’aumento degli arrivi di migranti sulle coste italiane nei primi sei mesi del 2017. Da gennaio a giugno sono arrivate in Italia 83.360 persone. Nello stesso periodo dell’anno precedente erano sbarcate 70.022 persone. C’è stato quindi un aumento degli arrivi del 18,7 per cento, che in numeri assoluti corrisponde a poco più di diecimila persone. Entro l’anno in Italia potrebbero arrivare più di 200mila persone, cifra già prevista dal sistema di accoglienza nazionale.
Inoltre le domande di asilo nell’Ue nel 2016 sono state quasi 1,3 milioni e i principali Paesi che hanno ricevuto le richieste da parte dei migranti sono stati proprio Italia, Germania, Francia, Grecia ed Austria.
Continuare a gestire una situazione sempre più in crescita per un Paese ancora paralizzato da una situazione economica precaria diventa sempre più difficile. E l’Ue ha il dovere di risollevare le sorti del nostro Paese.
In un’intervista a Le Figaro, il commissario europeo per le migrazioni, Dimitri Avramopoulos, ha posto l’accento sulla necessità di un maggior impegno “collettivo” dei Paesi Ue sui rimpatrii dei migranti economici, aspetto di per sè indispensabile in una politica migratoria globale, ma che di fronte a una situazione “insostenibile” devono necessariamente aumentare”. Ecco impegno concreto collettivo, è questo l’auspicio di tutti.