Il numero di disoccupati in Italia è inesorabilmente cresciuto nell’ultimo decennio. Nel 2007 le persone in cerca di occupazione risultavano quasi 1,5 milioni. A distanza di 10 anni il numero è raddoppiato. Oggi i disoccupati sono poco più di 3 milioni (media 2016). Se a questi si aggiungono altri 2 milioni circa dei cosiddetti scoraggiati, stiamo discutendo di un bacino di circa 5 milioni di giovani in evidente stato di difficoltà.
Questi in sintesi i dati della ricerca “Non è  un Paese per giovani” elaborata dall’Ugl Giovani e presentata dal segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone,  durante la conferenza stampa di apertura della tre giorni per le celebrazioni del Primo Maggio. Ad illustrare lo studio il segretario confederale dell’Ugl Fiovo Bitti. Presenti anche il segretario dell’Ugl Giovani, Daniele Morello, Ivan Vento e Giuseppe Giaccherini segretari provinciali di Latina.
Su un bacino complessivo di circa 2 milioni di giovani di età inferiore ai 35 anni in cerca di lavoro o scoraggiati, gli uomini rappresentano il 52%. Scomponendo il dato emerge però abbastanza chiaramente come lo scoraggiamento prevalga tra le donne. Su 456 mila giovani scoraggiati sono infatti oltre 242 mila le donne.
Il dato sull’istruzione obbliga a superare alcuni luoghi comuni. I giovani disoccupati o scoraggiati hanno studiato e talvolta tanto. Nel 62% dei casi, infatti, possiedono almeno un diploma di scuola superiore. Nel 13% circa hanno conseguito una laurea.
In media in Italia solo 40 giovani (15-34 anni) su 100 hanno un’occupazione. – è scritto nel rapporto – Ma il dato territoriale mostra differenze notevoli. Se, infatti, in territori quali la Provincia Autonoma di Bolzano, l’Emilia Romagna e la Lombardia l’occupazione tra i 15 e i 34 anni è superiore al 50%, in Calabria, Sicilia, Campania e Puglia risultano occupati meno di 30 giovani su 100 (valori al 2016).
La ricerca approfondisce anche il rapporto con il web tra i giovani per la ricerca del lavoro. Linkedin ad aprile 2017 raccoglieva nella piattaforma circa 5,5 milioni di curriculum di giovani Italiani sino a 34 anni, mentre anche Facebook vede sempre più aziende presenti al proprio interno. L’Istat calcola che il 39,2% delle imprese italiane più strutturate abbiano una presenza almeno su un social media. Nonostante l’avvicinamento al web social da parte di molte imprese, su Linkedin, ad esempio, a fronte di 4 milioni di profili aziendali solo 42 mila aziende italiane erano quest’anno alla ricerca di personale. L’Istat rileva, del resto, che solo il 12,4% delle imprese considera effettivamente strategico il digitale scegliendo di utilizzare personale interno appositamente dedicato alle funzioni Ict, Web e Social.
“Non è  un Paese per giovani non è solo il titolo di una ricerca dell’Ugl Giovani – ha detto il segretario generale Ugl, Francesco Paolo Capone – ma è anche la sintesi di una delle nostre più grandi preoccupazioni” (link sito). Daniele Morello, ha focalizzato l’attenzione sui dati allarmanti di Latina che “segna un record storico negativo pari soli 36,7% di giovani che lavorano e per giunta con stipendi medi di 1000 euro”. Ivan Vento e Giuseppe Giaccherini, segretari dell’Ugl Latina hanno evidenziato le gravi difficoltà che vive la provincia a causa della forte deindustrializzazione e della disoccupazione in aumento, soprattutto giovanile.

Scarica la ricerca Non è un Paese per Giovani