di Annarita D’Agostino

Dopo i sindacati, è la volta dell’Istat: il quadro economico e sociale nel quale si discute il Documento di Economia e Finanza è pieno di incertezze e senza prospettive di superamento della crisi.
Resta stabile, all’11,9%, la quota di famiglie italiane in condizioni di disagio, e sono 1 milione e 250mila i minori in situazione di grave deprivazione, pari al 12,3% della popolazione con meno di 18 anni: davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato Roberto Monducci, Direttore del Dipartimento per la Produzione Statistica, afferma che, nonostante il lieve miglioramento, i dati “confermano dunque l’urgenza degli interventi previsti dal governo per il contrasto alla povertà”.
Il potere d’acquisto degli italiani è in aumento perché è stato “trainato dalla deflazione” per quanto riguarda i consumi. Le famiglie “stanno aumentando la propensione al risparmio” ma “permane una componente di incertezza”.
Fra le maggiori criticità del nostro tessuto socio-economico resta la disoccupazione giovanile: “La quota di giovani che ha trovato lavoro nel periodo è più bassa sia rispetto a quella registrata nello stesso periodo dell’anno precedente (27,9%) – dice l’Istat – sia di due anni prima (24,4%). Il segnale dunque è quello di una situazione del mercato del lavoro ancora sfavorevole per la fascia di età 25-34 anni”. Altrettanto grave la disparità di genere nel mondo del lavoro: la presenza di donne “in famiglie con due figli con tasso di occupazione al 40% rispetto al maschio, con tasso di occupazione dell’80%, è un dato colossale che deve stimolare” a trovare soluzioni.
Le oscillazioni nel commercio estero e nella produzione industriale sono ulteriori fattori di rischio che potrebbero impedire di centrare l’obiettivo indicato dal governo nel Def per quanto riguarda il Pil del 2017. “In particolare – spiega Monducci -, la diminuzione della produzione di beni strumentali potrebbe indicare una decelerazione degli investimenti. Si segnala che una crescita nel primo trimestre in linea o inferiore a quella osservata negli ultimi tre mesi del 2016 richiederebbe, ai fini del raggiungimento degli obiettivi indicati dal governo per il 2017, un’accelerazione dei ritmi di espansione nei trimestri successivi”.
Ma, invece di introdurre stimoli per la ripresa, Monducci segnala come nel 2016 tra le “principali voci di spesa che hanno segnato una contrazione, si evidenzino gli investimenti (-4,5%), in calo per il settimo anno consecutivo”. Per quanto riguarda gli investimenti pubblici, “emerge un trend persistentemente negativo e la divaricazione tra amministrazioni centrali che bene o male producono incrementi e la parte locale che tende a scendere” compromettendo la possibilità di sviluppo a livello territoriale. Poche e poco incisive anche le politiche attive per il lavoro: secondo le rilevazioni Istat, nel quarto trimestre del 2016 i canali che più frequentemente hanno portato a un esito positivo nel trovare lavoro sono stati il ricorso alla rete di parenti e amici (41,9%) o la diretta richiesta a un datore di lavoro (18,9%). Solo l’8% si è rivolto ad agenzie interinali o altre agenzie private di intermediazione e solo il 2,5% degli occupati che non lo erano un anno prima ha trovato lavoro attraverso i Centri pubblici per l’impiego.