di Annarita D’Agostino

Su voucher e appalti si voterà domenica 28 maggio: lo ha stabilito il Consiglio dei ministri in una riunione lampo, approvando il decreto per l’indizione dei referendum popolari relativi alla “abrogazione di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti”, tra committente e appaltatore quando ci siano violazioni a danno del lavoratore, e alla “abrogazione di disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)” che il Jobs Act ha esteso, innalzando la soglia massima percepibile dal lavoratore da 5.000 a 7.000 euro annui e introducendo i buoni baby-sitter in alternativa al congedo di maternità. Sarà il 73simo referendum nella storia della Repubblica Italiana.
La Corte Costituzionale aveva dichiarato ammissibili solo questi due quesiti, bocciando invece quello che chiedeva di reintrodurre l’articolo 18 per i licenziamenti senza giusta causa; il quesito è stato dichiarato inammissibile perché secondo la Suprema Corte aveva un “carattere propositivo, che lo rende estraneo alla funzione meramente abrogativa assegnata all’istituto di democrazia diretta”.
La decisione della Corte Costituzionale ha spinto il governo a mettere il turbo sulla questione della riforma dei voucher, già da tempo invocata per contrastarne l’abuso. Fra le varie proposte di legge all’esame del Parlamento, l’esecutivo alla fine porterà in Commissione Lavoro alla Camera un testo univo che ne limiterebbe l’utilizzo alle famiglie e alle imprese senza dipendenti. Quest’ultime però li pagheranno di più (15 euro invece di 10) e potranno utilizzarli solo per determinate categorie di lavoratori e per un tetto massimo annuale di 3000 euro, pena l’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori pagati in voucher in violazione delle nuove norme. Il tetto dei 3000 euro vale anche per le famiglie, e in questo caso la violazione comporta sanzioni dai 600 ai 3600 euro. Il percettore dei buoni lavoro non potrà guadagnare più di 5.000 euro da diversi committenti e più di 2.000 da un singolo datore di lavoro.
Le imprese potranno pagare in voucher solo disoccupati, pensionati, studenti under 25, disabili, soggetti in comunità di recupero e lavoratori stranieri provenienti da paesi extra Ue con permesso di soggiorno e disoccupati da oltre 6 mesi.
Eccezioni sono previste per la Pubblica Amministrazione, che potrà utilizzare voucher solo in caso di lavori svolti in situazioni di emergenza create da eventi naturali improvvisi o manifestazioni di solidarietà, e il settore agricolo, dove potranno essere pagati in buoni lavoro solo pensionati e studenti under 25 che abbiano svolto attività di raccolta stagionale.
Per allontanare del tutto i sospetti di un’accelerazione volta a ‘neutralizzare’ il referendum, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha dichiarato che i contenuti del testo unificato “sono vicini a quelli di merito sostenuti dal governo per un intervento radicale di riduzione dell’uso dei voucher”, sostenendo che i tempi della riforma dipenderanno da quelli parlamentari e non entrando nel merito dell’ipotesi di un ricorso allo strumento del decreto legge. Ma i sindacati non sono pronti a lasciare alibi allo Stato o alle imprese: se resta l’ambiguità, il referendum è l’unica via.