Da una settimana giungono inquietanti segnali dalle rilevazioni effettuate dalle associazioni dei commercianti, da Confcommercio a Confesercenti, di cui nessuno sembra preoccuparsi. Cosa difficile da credere visto che l’Italia ha un disperato bisogno di crescere e di creare Pil, anche attraverso una crescita dell’inflazione ovvero dei consumi.
Che invece a quanto pare stanno gravemente diminuendo.
È di oggi l’allarme di Confesercenti: per il commercio il 2017 inizia male. Veniamo ai fatti: “Il 2016 è finito male ed il 2017 sembra essere partito addirittura peggio. Il deterioramento del clima di fiducia dei consumatori, segnalato dall’Istat sia a gennaio che a febbraio, è infatti un segnale preoccupante, che sembra confermare un andamento deludente dei saldi invernali e che potrebbe preludere ad un ulteriore rallentamento delle vendite nei prossimi mesi, dopo la frenata già registrata nel 2016”.
A preoccupare i consumatori sono in primo luogo la situazione economica del Paese e che il ritorno in territorio positivo dell’inflazione, in assenza di un contesto generale di crescita economica, possa incidere sul potere d’acquisto delle famiglie.
“Emerge dunque, ancora una volta – sempre secondo la Confesercenti – un quadro stagnante o di debolezza del mercato interno e del commercio di beni in particolare, confermato anche dal peggioramento della fiducia delle imprese della distribuzione tradizionale”. Per i negozi, infatti, l’indice perde oltre quattro punti, passando da 107,9 al 103,3, il valore più basso degli ultimi quattro mesi.
Per Confesercenti “servirebbero dunque interventi mirati anche per il mercato interno ed il commercio di vicinato in particolare, con l’obiettivo di valorizzare la rete dei negozi di quartiere di cui le nostre città – in particolare i piccoli centri – rischiano di rimanere prive”. Per arrivare ad un consolidamento definitivo del clima di fiducia, però, occorre fare di più. Se infatti è evidente che i gravi eventi dell’ultimo periodo abbiano inciso sul sentiment dei consumatori, altrettanto chiaramente continuiamo a scontare ancora gli effetti dell’incertezza politica ed economica, aggravatasi dopo l’esito del referendum del 4 dicembre.