Spietato l’esito delle rilevazioni dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps: netto il calo delle cosiddette assunzioni a tempo indeterminato – cosiddette perché con la cancellazione dell’art.18 il contratto a tempo indeterminato non esiste più – pari a -37% e delle trasformazioni a tempo indeterminato dei contratti a termine pari a -35%. Nel corso del 2016 sono stati stipulati circa 1,72 milioni i contratti a tutele crescenti, comprese le trasformazioni, a fronte di 1,64 milioni di cessazioni di ‘rapporti stabili’: il saldo positivo è pari a soli 82.000 contratti che segnano una pesante flessione degli stessi nel confronto con l’anno 2015 pari al -91%. Un risultato disastroso che l’Ugl aveva preconizzato, puntando il dito contro l’effetto speciale o, sarebbe meglio dire il doping, delle decontribuzioni.
Nel senso che nel 2015 si poteva ancora beneficiare per tre anni dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Ecco perché nel 2016 i contratti ‘a tempo indeterminato’ sono stati solo 763.000 ovvero con un calo significativo del 37,6% rispetto al 2015.
In sintesi il picco di nuovi ‘posti stabili’ si è verificato nel 2015, quando appunto gli sgravi alle assunzioni erano in pieno vigore. Nel 2016 boom dell’apprendistato e un crollo delle trasformazioni, in linea con l’andamento delle assunzioni a tempo indeterminato.