Le rassicurazioni del Governo non bastano più, soprattutto dopo le tensioni nei mercati in questi due ultimi giorni. Lunedì con lo sfondamento di quota 200 dello spread tra Btp e Bund, era stato registrato il record degli ultimi tre anni. Nella giornata di oggi, il differenziale di rendimento si attesta a 198 punti base, dopo aver aperto a 201 punti.
Una girandola davvero pericolosa tant’è che lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha sottolineato come “le vicende di questi ultimi giorni e di queste ultime ore ci ricordano in modo sgarbato come un Paese ad alto debito non possa non occuparsi della sua discesa, specificando poi che “per il governo la riduzione del debito resta un obiettivo centrale”. Eppure, le parole del ministro non rassicurano il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, che ricorda come solo pochi giorni fa lo stesso Padoan “negava la necessità di una manovra correttiva”. Ovviamente  si tratta di una situazione, quella dei titoli di Stato, che risente della minaccia Frexit evocata da Marine Le Pen, e delle parole di Angela Merkel, che ha auspicato un’Unione Europea a due velocità. Senza dimenticare, ovviamente, le incertezze sulla stabilità di alcuni governi, primo fra tutti quello italiano che risente anche di uno scenario dove non si escludono elezioni anticipate.
Chissà se anche dietro questo minaccioso andamento dello spread ci sia qualcosa di più, come ad esempio l’espediente per allontanare le elezioni anche se, come ha ribadito lo stesso Capone, “nessuno può essere certo che una volta arrivati al voto gli italiani premierebbero i partiti più europeisti”.
Staremo a vedere, intanto quel che è certo è che l’incertezza nei mercati resta: gli indici di  Milano, che lunedì aveva accusato la performance peggiore (-2,2%), sono in cauto rialzo, con il Ftse Mib che segna un +0,37% a 18.762 punti mentre l’All Share guadagna lo 0,32%.
Dopo una partenza negativa tornano lentamente a crescere anche le altre Borse europee. Londra guadagna 0,6%, Francoforte lo 0,6% mentre Parigi scivola appena sotto la parità. Prosegue invece la fase di indebolimento dell’euro. La moneta europea viene scambiata in mattinata a 1,0681 dollari dopo che ieri il presidente della Banca Centrale, Mario Draghi, ha voluto ricordare che l’euro “ci tiene uniti in tempi di chiusure nazionali”.
In questa situazione di incertezza solo di un aspetto non possiamo dubitare: il rischio è che a farne le spese saranno sempre le categorie più deboli. Ancora oggi, infatti, è il ceto medio a pagare il prezzo delle speculazioni sullo spread del 2011 e il pericolo è che la storia possa nuovamente ripetersi.