La povertà continua a rincorrere e ad ostacolare le famiglie italiane, soprattutto al Sud. E’ l’Istat a raccontarci, ancora una volta, di un Paese (attraverso i dati diffusi oggi e relativi all’anno 2015) sempre più lento e frammentato e di un pezzo d’Italia, il Mezzogiorno, sempre più distante dalle aspettative di crescita: quasi il 29% degli italiani, pari a 17,5 milioni di persone, lo scorso anno era a rischio povertà o esclusione sociale. Al Sud la percentuale sale al 46,4%, dal 45,6% dell’anno precedente, e la quota è aumentata anche al Centro: da 22,1% a 24%.

I livelli sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno, con valori più elevati in Sicilia (55,4%), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%). Solo al Nord si è registrato un calo, dal 17,9% al 17,4%.

Sembrano essere un miraggio gli obiettivi fissati dalla Strategia Europea 2020 in base ai quali l’Italia nei prossimi quattro anni dovrebbe ridurre gli individui a rischio sotto la soglia dei 12,8 milioni. Oggi la popolazione esposta è “superiore di 4 milioni 587mila unità rispetto al target previsto”. Ed è ulteriormente aumentata, dal 38,8 al 39,9%, la quota di individui in famiglie che dichiarano di non poter sostenere una spesa imprevista di 800 euro. Il 14,9% (contro il 14,3 del 2014) ha accumulato arretrati sul mutuo, l’affitto, le bollette o altri debiti (da 14,3% a 14,9%).

Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori. Il report Condizioni di vita e reddito rileva anche che i peggioramenti più marcati si osservano per gli individui in coppie con almeno tre figli: la quota di chi dichiara di non poter sostenere una spesa imprevista di 800 euro passa dal 48,1% al 52,8% e quella di chi ha avuto arretrati per mutuo, affitto, bollette o altri debiti dal 21,7% al 30,4%, contribuendo all’aumento di 3 punti percentuali dell’indicatore sintetico di grave deprivazione materiale (fonte Il Fatto Quotidiano).

Per il Presidente dell’Enas, Stefano Cetica “la situazione delle famiglie sta precipitando sempre di più e ce ne accorgiamo dalle domande di assistenza che riceviamo quotidianamente nelle nostre sedi del Mezzogiorno. Servono nuove politiche di sostegno per i giovani senza lavoro e per gli anziani ma, soprattutto, abbiamo bisogno che ripartano gli investimenti pubblici in un’area che le statistiche ormai descrivono benissimo ma che sembra totalmente estranea dagli interessi del Governo”.

Per Giovanni Condorelli, segretario confederale dell’Ugl con delega al Mezzogiorno: “Il Sud sta implodendo e lo dimostrano da ultimo anche i dati diffusi oggi dall’Istat che fotografano una realtà di disagio e sofferenze nella quale spesso l’unico sbocco è quello della delinquenza e della malavita. Dovrebbe essere evidente alla classe politica che servono interventi urgenti – conclude – per evitare conseguenze drammatiche per l’intero Paese”.

Per Ornella Petillo, segretario confederale dell’Ugl “Senza un piano di interventi strutturale questa situazione, già drammatica, è destinata a peggiorare”.

Chi corre il rischio di essere inghiottito dal vortice della povertà? (Scheda Ansa)

L’Istat traccia l’area della popolazione che in Italia e’ esposta al pericolo di cadere nella trappola del disagio economico in base ad una serie di parametri complessi. Si parla di “rischio di povertà ed esclusione sociale” seguendo criteri europei e in linea con gli obiettivi europei della cosiddetta Strategia 2020 che punta a tirare fuori da queste condizioni milioni di persone in tutto il Continente.

E’ a rischio poverta’ o esclusione sociale chi si trova in almeno una di queste tre situazioni:

  1. Chi si trova a vivere sotto la soglia di poverta’, pari a 9.508 euro annui, avendo a riferimento una famiglia composta da un solo adulto.
  2. Chi si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, mostra cioè almeno quattro segnali di disagio tra un ventaglio di nove: essere in arretrato su pagamenti, non potere fare fronte a spese impreviste, comprare un telefono, un’auto, una lavatrice o una tv; e ancora, non potere risaldare casa, fare un pasto proteico una volta ogni due giorni e andare in vacanza per una settimana.
  3. Chi vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia in famiglie con componenti tra i 18 e i 59 anni che nel 2014 hanno lavorato meno di un quinto del tempo (escludendo gli studenti tra i 18 e i 24 anni). Un esempio può essere quello di una coppia in età lavorativa che è risultata occupata per meno di 4,8 mesi in un intero anno.

Su questi temi e, principalmente sul triste binomio che incatena il Mezzogiorno al fenomeno della povertà, il sindacato era sceso in campo con un’iniziativa di respiro nazionale ‘Sud Act, otto priorità per il Mezzogiorno’ toccando con mano (grazie ad un ciclo di convegni realizzato nelle principali città italiane del Sud) i disagi che penalizzano i cittadini di quell’area del Paese (come infrastrutture, welfare, sanità, occupazione, ambiente, agroalimentare) e consegnando al Governo delle proposte reali grazie alle quali sarà realmente possibile superare del tutto la crisi. Altro che masterplan o illusorie speranze, l’Ugl sceglie da sempre il percorso della concretezza e della risoluzione dei problemi.