Ultimi ritocchi al decreto legge su pensioni e reddito di cittadinanza, la cui approvazione è ormai questione di pochi giorni. Se le grandi linee del provvedimento sono infatti definite, qualche aggiustamento è ancora in corso, in particolare sul versante del pubblico impiego. Come anticipato, l’accesso a Quota 100 è assicurato a tutti i lavoratori, sia privati che pubblici, in possesso dei requisiti anagrafici, 62 anni, e contributivi, 38 anni. Il problema si pone, però, nell’erogazione del trattamento di fine rapporto o di fine servizio, come viene ancora definito nel pubblico impiego. Per contenere i costi, a suo tempo, il governo Monti introdusse una norma fortemente penalizzante, che prevedeva una diversa tempistica rispetto al lavoro privato per la liquidazione. Ora, l’anticipo dell’uscita rispetto alla Fornero amplifica questa situazione fortemente discriminante: nei casi limite, il dipendente pubblico potrebbe percepire il Tfr/Tfs quasi sette anni dopo. Ed allora, il dossier sul tavolo del sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon, che sta seguendo questa partita, si è arricchito di un passaggio a garanzia dei dipendenti pubblici. L’idea è quella di un prestito ponte con interessi a carico dello Stato fino ad un certa soglia – verosimilmente compresa fra i 50 e i 60 mila euro – ed interessi contenuti – nell’ordine del punto e mezzo percentuale – a carico del lavoratore, sopra questa soglia.