Un “mare di plastica”.
Secondo un recente studio del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, le spiagge italiane ospitano fino a circa 2mila tonnellate di microplastiche, pari a 5-10 grammi per metro quadrato. Si tratta perlopiù di frammenti portati dal mare, indistinguibili dalla normale sabbia e pericolose dal punto di vista ambientale e della salute.
Si tratta di un dato allarmante e scoraggiante per un Paese che, come il nostro, ha oltre 7mila chilometri di costa: Valter Castelvetro, coordinatore della ricerca dell’Ateneo pisano, ha spiegato che questa forma di contaminazione ambientale è «pervasiva e pressoché onnipresente anche nelle zone di intensa frequentazione turistico-balneare», aggiungendo che «uno dei principali rischi è che le microplastiche agiscano da collettori di sostanze inquinanti anche altamente tossiche come pesticidi e idrocarburi policiclici aromatici».
I ricercatori hanno lanciato un ulteriore allarme: la gestione dell’inquinamento da plastica, sia per quanto riguarda i mari che i fiumi, si limiterebbe alle campagne di raccolta di frammenti plastici.
In questo quadro tuttavia arriva da Rotterdam una provocazione che è insieme una best practice e un esempio di come un problema possa trasformarsi in occasione creativa: la novità si chiama Recycled Park, e si tratta di un parco galleggiante ottenuto con più di 92 metri quadrati di rifiuti plastici ottenuti nel fiume Mosa e riciclati. L’iniziativa, voluta dalla no profit Recycled Island Foundation, non ha permesso soltanto il riutilizzo di forti volumi di plastiche inquinanti: le piattaforme fungono da habitat naturale che ospita e sostiene le forme di vita marine.