di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Se il ministro degli Interni, Matteo Salvini, domenica non si fosse opposto allo sbarco di 629 migranti salvati dalla nave umanitaria Aquarius, quel numero di persone si sarebbe aggiunto alle altre 937 trasportate dalla nave Diciotti della Guardia Costiera Italiana che nelle prossime ore dovrebbe attraccare a Catania. Qui si entra nel merito della questione ovvero quante persone ancora l’Italia, e in particolare la Sicilia, può continuare a ricevere e da quali navi può o non può accettare migranti in cerca di migliore (e legittima a seconda dei casi) fortuna. Alla questione di merito bisogna aggiungere l’intenzione dello stesso ministro di ridurre il budget dell’accoglienza per migrante: in Italia 35 euro al giorno, a fronte dei 18,4 della Germania e dei 25 della poco accogliente Francia.
Se domenica scorsa Matteo Salvini non avesse fatto la voce grossa, non si sarebbe neanche potuta aprire ufficialmente una questione non solo con Malta ma con l’Europa che ha fatto pressioni e indotto la Spagna ad essere solidale, almeno stavolta. E qui passiamo al metodo: Salvini sarà stato anche molto diretto ma risultando efficace, negare questo vuol dire voler negare l’evidenza.
Non si dica adesso che l’Italia non è più solidale: i salvataggi nel week end operati dalle navi Aquarius e Diciotti tra diretti e indiretti sono stati per la precisione 1566. Dal 2016 ad oggi dei più di 314 mila arrivi in Italia solo 12.171 di essi sono stati ricollocati. La politica voluta dalla Commissione europea da 5 anni or sono fa acqua da tutte le parti, perché nella sostanza ha scaricato interamente su Italia e Grecia, Paesi sotto continua osservazione e in crisi, il peso della protezione internazionale. Il fatto che le ricollocazioni da allora ad oggi siano avvenute per la maggior parte in Paesi come la Germania, la Svezia e i Paesi Bassi, rende ingiuriose e oltraggiose le parole espresse oggi dal portavoce del partito, La Republique En Marche, del Presidente Emmanuel Macron, secondo il quale la posizione del governo italiano sui migranti «è da vomitare». Un’espressione inaccettabile da chi ha costruito un muro invisibile alla frontiera di Ventimiglia – ma non per questo meno repressivo di quello tanto criticato e voluto dall’ungherese Viktor Orbàn – intonandosi al coro politico di disapprovazione, dei media e dei partiti sconfitti, i quali concentrano i loro colpi per abbattere un leader volitivo e vincente senza curarsi del fatto che ad esserne intaccata è anche l’immagine e la forza di un intero Paese. Ma stavolta è diverso, l’Europa si è mossa perché «fare la voce grossa paga». L’Italia è cambiata e ormai con la dolcezza – “pelosa” – non si ottiene più tutto.