di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il nuovo corso italiano, ovvero l’approccio fermo adottato dal governo Lega-M5S al fine di rappresentare più efficacemente ai partner europei ed mondiali le difficoltà nelle quali l’Italia da anni è costretta a barcamenarsi nella quasi completa indifferenza degli alleati, sta dando qualche primo frutto. Segno evidente del fatto che, di fronte ad un uditorio internazionale ultimamente piuttosto sordo, non era possibile fare altro che alzare un po’ la voce. Al termine del G7 canadese, infatti, Angela Merkel, seppure alquanto irritata a causa dell’inedita posizione italiana su ritiro delle sanzioni alla Russia, ha parlato di un colloquio avuto con il premier Giuseppe Conte durante il quale la cancelliera avrebbe offerto la collaborazione tedesca al nostro Paese per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, proposta che il premier italiano avrebbe “ascoltato volentieri”. La Merkel si è poi detta certa che le tensioni fra Italia e Germania saranno superate lavorando su progetti comuni concreti. Di qualche giorno fa un’altra proposta tedesca sul tema – o forse, in assenza di ulteriori dettagli, si può presupporre che si tratti della stessa – è stata avanzata dal vicecancelliere e ministro delle Finanze Olaf Scholz, appartenente all’ala socialdemocratica del governo teutonico di Grande Coalizione. Scholz ha lanciato l’idea di creare un sistema europeo di protezione dalla disoccupazione, finanziato da un fondo unico, che, in caso di emergenza e di massicce perdite di posti di lavoro, potrebbe essere attivato dai singoli Stati al fine di integrare i sistemi nazionali di ammortizzatori sociali. Il fondo dovrebbe essere finanziato pro-quota dai membri della Ue per offrire ai Paesi partner in difficoltà e con una forte pressione sul proprio sistema di protezione sociale un prestito, da restituire una volta superata la crisi. L’obiettivo sarebbe quello di rendere l’eurozona più resistente rispetto ad eventuali periodi di forte recessione e disoccupazione e quindi più coesa dal punto di vista sociale ed economico. Il fondo sarebbe basato su un preventivo rafforzamento delle misure contro la disoccupazione presenti nei singoli Stati europei. “L’Europa ha bisogno di nuovi strumenti per rafforzare la convergenza economica” ha infatti dichiarato il ministro. Fermo restando che questa proposta va valutata con attenzione – in merito ai termini di finanziamento del fondo e restituzione del prestito, ad esempio – resta comunque il fatto che finalmente a livello europeo qualcosa si sta muovendo. La Germania sta iniziando a correggere la propria linea basata sul rigore, forse comprendendo che per evitare il collasso dell’Unione occorre prestare maggiore attenzione alle richieste –  non solo italiane – di solidarietà ed iniziare a bilanciare il pilastro economico europeo con quello sociale.