di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il mondo sta cambiando e qualcosa si muove anche sul fronte del lavoro. Forse non dobbiamo rassegnarci alla narrazione che confonde modernità con precarietà e che considera inevitabile un futuro nel quale il lavoro debba essere necessariamente instabile e poco tutelato in nome di una presunta maggiore competitività. Noi, in realtà, a questa previsione non abbiamo mai voluto credere ed al contrario abbiamo sempre cercato di proporre soluzioni alternative, al fine di raggiungere l’obiettivo della sostenibilità non solo sociale, ma a lungo termine anche economica, del progresso. A salvaguardia della dimensione umana del lavoro, in nome di una visione che considera l’economia al servizio dell’uomo e che giudica inaccettabile il contrario. Il riferimento è al caso Amazon. La multinazionale dell’e-commerce, dopo un confronto serrato, ha stipulato un accordo pilota con le rappresentanze sindacali aziendali dell’Ugl e degli altri sindacati confederali. Un fatto storico poiché è la prima volta, in Italia, che Amazon sigla un’intesa col sindacato. Nell’accordo si procede ad una riorganizzazione dell’orario di lavoro nello stabilimento di Piacenza, il più grande impianto logistico Amazon in Italia. Turni che saranno, finalmente, più agevoli e meglio retribuiti, per venire maggiormente incontro alle esigenze dei più di 1.656 lavoratori dell’azienda, che recentemente, e specie in occasione dello sciopero dello scorso “black Friday”, avevano fatto conoscere all’opinione pubblica le durissime condizioni di lavoro dei dipendenti nel magazzino piacentino. Ora, invece, l’organizzazione del lavoro sarà basata su orari articolati in tre fasce orarie per un totale di 40 ore di lavoro, per cinque giorni alla settimana. Tutti i dipendenti opereranno sui due turni – mattutino e pomeridiano – mentre quello notturno sarà svolto invece su base volontaria con una maggiorazione economica del 25%. Un accordo sperimentale che entrerà in vigore a partire dal prossimo 17 giugno per la durata di un anno e che, dopo il referendum interno fra i lavoratori che ha dato il via libera, sarà ulteriormente soggetto a verifica dopo quattro mesi. L’auspicio è che si tratti di un primo passo verso una nuova valorizzazione del fattore umano, negli ultimi anni troppo spesso sottovalutato, che non è semplicemente un costo da comprimere, ma, al contrario è elemento indispensabile per lo sviluppo di ogni azienda, ivi comprese le multinazionali dell’e-commerce.