di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Realtà e percezione della stessa finiscono per incrociarsi sempre di più. Probabilmente è sempre stato così, ma altrettanto probabilmente la comunicazione social ha finito per amplificare qualcosa di già esistente. Del resto, proprio il testimone è spesso colui che offre uno spaccato della realtà diverso da quello che poi riscontrano gli investigatori sulla base di dati oggettivi. Ebbene, mentre in Italia si sta cercando con non poche fatiche di uscire da una impasse causata da una legge elettorale non adeguata a garantire una maggioranza di governo, in Europa, proprio sulla base di una percezione, si apre una disputa sul nostro Paese. L’ultima in ordine di tempo ad aggregarsi alla platea dei critici a prescindere è stata la commissaria europea al commercio, Cecilia Malmstroem – il cui cognome, detto per inciso, ricorda un romanzo di Edgar Allan Poe, “Una discesa nel Maelstrom”, nel quale un gruppo di pescatori norvegesi viene risucchiato da un vortice in mare – la quale, dopo aver premesso che «non abbiamo visto tutte le questioni, naturalmente ascolteremo e parleremo con loro», ha aggiunto: «Ma sì, ci sono alcune cose che sono preoccupanti». A chi le ha domandato a cosa facesse riferimento, la commissaria ha concluso: «Ci sono cose che preoccupano». Siamo insomma nel campo della percezione della realtà, realtà che viceversa prova a fotografare ancora una volta l’Istat. I primi mesi dell’anno hanno segnato un indebolimento dell’inflazione, mentre il tasso di occupazione, peraltro già abbondantemente al di sotto della media dei Paesi dell’Unione europea, è aumentato in misura decisamente contenuta e la disoccupazione è rimasta sostanzialmente stabile e, aggiungiamo, al di sopra della media Ue. Nel frattempo, il prodotto interno lordo potrebbe-dovrebbe crescere dell’1,4%, esclusivamente per la domanda interna, considerando che l’apporto della domanda estera sarebbe nullo. Mettendo in fila questi dati, la realtà che emerge è quella di un Paese, il nostro, incartato su se stesso, con poca fiducia, che avanza per inerzia e sul quale le decisioni prese altrove pesano, in quanto imbrigliano risorse reali e/o potenziali. Ed allora, non possiamo non guardare con curiosità ed attesa a quello che sta succedendo sul versante del governo. «Lasciateci lavorare» hanno detto, più o meno all’unisono, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ad oggi ancora non sappiamo se il loro tentativo sarà coronato con un successo; quel che osserviamo, però, è che, in poche settimane, la politica italiana è stata stravolta nel metodo di confronto e nei contenuti. Due forze politiche che smussano le differenze e si propongono ai cittadini con un contratto di governo è una novità di non poco conto che dovrebbe convincere anche Bruxelles sul fatto che i tempi stanno cambiando; in gioco non c’è una poltrona, ma il futuro dei popoli.