L’Istat lo scrive chiaro e tondo: «L’indicatore anticipatore si mantiene su livelli elevati anche se si rafforzano i segnali di rallentamento delineando uno scenario di minore intensità della crescita economica». In effetti, sebbene la crescita congiunturale del PIL nel primo trimestre non abbia riportato un rallentamento rispetto ai trimestre precedenti, rimanendo stabile, la produzione del settore manifatturiero e le esportazioni hanno registrato invece alcuni segnali di flessione. Come spiega l’istituto nazionale di statistica nell’ultima nota mensile, al termine primi tre mesi il PIL è aumentato dello 0,3% congiunturale, riflettendo il buon andamento della domanda interna, ma soffrendo il contributo negativo fornito dalla domanda estera netta. Come accennato, anche gli indicatori relativi all’industria hanno riportato flessioni. In particolare, ricorda l’Istat, «nei primi due mesi dell’anno sia l’indice della produzione industriale che il volume delle esportazioni erano diminuiti (-0,5% e -0,6% rispettivamente le va- riazioni congiunturali a febbraio rispetto al mese precedente)».Prosegue invece la risalita del settore delle costruzioni, osservabile sia dall’andamento della produzione che da quello dei permessi per costruire. Per quanto riguarda invece il mercato del lavoro, i dati evidenziano sì un miglioramento dell’occupazione, ma il tasso di disoccupazione è rimasto fermo all’11%, mantenendosi ancora lontano dalla media dell’Eurozona, dove è sceso all’8,5%. Altra nota dolente arriva dai prezzi: «l’economia italiana rimane caratterizzata dall’assenza di significative pressioni sui prezzi in tutte le fasi della loro formazione», tanto da aver registrato un nuovo rallentamento ad aprile, riportando una diminuzione della crescita dello 0,3% rispetto a marzo.