di Caterina Mangia

Per l’ennesima volta l’Italia è spaccata in due, e per l’ennesima volta la forbice si allarga. Dopo la sfilza di indicatori sociali ed economici che da decenni denunciano le criticità del Meridione, oggi un’ulteriore serie di dati arriva a dipingere il Sud come un luogo in cui si muore prima e ci si ammala di più a causa del fatto che si fa meno prevenzione.
Questa la triste fotografia che è stata scattata nell’ambito del quindicesimo Rapporto Osservasalute 2017, pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane e presentato oggi a Roma: «Le differenze a livello territoriale della mortalità precoce sono evidenti e non si sono colmate con il passare degli anni, anzi la distanza tra Nord e Mezzogiorno è aumentata», scrive Osservasalute, aggiungendo che «nel 2015, la provincia autonoma di Trento ha presentato il valore più basso (195,6 per 10.000), mentre la Campania  quello più alto (297,3 per 10.000), con un tasso del 22% più alto di quello nazionale e del 14% circa più delle altre regioni del Mezzogiorno. La Campania, quindi, come per la speranza di vita,  risulta distaccata dalle altre regioni».
Per fortuna, il dato nazionale sulla mortalità precoce riguardante gli ultimi anni è decresciuto: il tasso di 30-69enni che perdono la vita a causa di patologie croniche è diminuito del 20% in 12 anni, passando da 290 a 230 persone ogni 10mila. Tuttavia, nel 2015 la percentuale di decrescita ha subito una battuta d’arresto dopo più di due lustri di incremento.
Un altro dato positivo riguarda il fatto che gli italiani stanno muovendo dei primi, anche se piccoli passi verso una maggiore cura della propria salute: sono aumentati, per fare un esempio, i concittadini che si dedicano allo sport.