di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Ci sono dei comportamenti che nel sentire comune si trasformano in veri e propri tabù. Argomenti di cui non si può parlare, pena essere oggetto della generale disapprovazione. Se un tempo oggetto di tabù erano gli atti contrari ai codici civili o penali, alla religione dominante e alla morale comune, forse in un eccessivo perbenismo, oggi succede l’esatto contrario. I comportamenti socialmente apprezzati ed emulati sono quelli un tempo considerati inaccettabili. E viceversa. Sovvertire ogni regola sociale in nome di un’autorealizzazione basata sul culto dell’ego, con gli unici scopi di vita attualmente passati per vincenti e degni di rispetto: il potere, anche a danno degli altri, la libertà di fare quello che più gratifica, il denaro, come unico strumento di misurazione del valore, il benessere personale a qualsiasi costo ed a qualunque prezzo. La cronaca odierna ci narra dei ragazzini cresciuti nel mito di Gomorra, ma gli esempi possibili sono molti. Al contrario sono oggetto di tabù quelli che un tempo erano considerati modi di vivere da prendere ad esempio, fatti di sacrificio di sé in nome di un bene più alto. Coloro che dedicano almeno una parte di se stessi a qualcosa che va oltre il semplice egoismo, sorretti da valori e ideali – un tempo si diceva «Dio, Patria e Famiglia» in una semplificazione volta a racchiudere le più alte pulsioni sovra individuali – sono soggetti a discredito, nella costante ricerca di zone d’ombra che siano in grado di delegittimare non tanto i singoli, imperfetti in quanto umani, ma la stessa possibilità dell’esistenza di puri aneliti immateriali. L’eroe è fatto oggetto di analisi e controanalisi, scandagliato fino al ritrovamento di ogni possibile indizio di umana fallibilità, mentre l’antieroe è posto acriticamente sugli altari. Una tendenza pericolosa che distrugge fin dalle fondamenta il patto sociale alla base della civiltà. Riscoprire, apprezzare e porre ad esempio di forza e di coraggio – virtù che non sono appannaggio solo degli antieroi, tutt’altro – piccoli e grandi eroi. Ricostruire un metro di paragone rivolto verso l’alto per spingere ognuno di noi a dare il meglio di sé. Il nostro eroe è Gildo Rossi, dirigente UGL, steward di Alitalia insignito ieri della Medaglia d’Oro al merito civile per aver sventato un dirottamento su un volo aereo.

 Il giusto riconoscimento per un atto eroico

24 aprile 2011. In Libia si combatte in un contesto di forti tensioni internazionali. Sul volo
Parigi/Roma Az 329 un attentatore armato di coltello prende in ostaggio una hostess per dirottare l’aereo verso Tripoli. Interviene uno steward, armato solo di «pronta determinazione e straordinario coraggio», che prima si propone come ostaggio al posto della collega e poi riesce a disarmare e immobilizzare il terrorista, mettendo in sicurezza la vita di equipaggio e passeggeri. È Gildo Rossi, dipendente Alitalia e sindacalista UGL.