di Claudia Tarantino

Come un cane che rincorre la coda, senza riuscire a prenderla, così il rapporto Debito-Pil nel nostro Paese sembra destinato ad una corsa senza meta. Se da un lato, infatti, la previsione per l’anno in corso indica un aumento del Pil dell’1,5%, dall’altro Bankitalia continua a registrare incrementi del debito delle amministrazioni pubbliche, che a luglio ha raggiunto la cifra record di 2.300 miliardi, (+18,6 miliardi rispetto al mese precedente).
Secondo il fascicolo ‘Finanza pubblica, fabbisogno e debito’ redatto dall’Istituto di via Nazionale, infatti, dall’inizio del 2017 il debito pubblico del nostro Paese è cresciuto in valore assoluto di oltre 80 miliardi di euro, nonostante a luglio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato siano state “pari a 47,1 miliardi (8,5 miliardi in più rispetto a quelle rilevate nello stesso mese del 2016)”, mentre “nei primi sette mesi del 2017 sono state pari a 233,1 miliardi, in diminuzione dell’1,2% rispetto al corrispondente periodo del 2016, anche in connessione con lo slittamento delle scadenze per il versamento di alcune imposte”.
Ora, posto che il debito pubblico del nostro Paese è ‘campione di record’, dal momento che ogni mese batte se stesso raggiungendo cifre più elevate, è importante sottolineare che il suo costante incremento è dovuto principalmente al fatto che nel bilancio dell’Italia le spese superano le entrate.
Per coprire i costi non coperti dalle tasse, infatti, lo Stato deve chiedere denaro in prestito, pagandone gli interessi. Accumulando prestiti si accumulano debiti, e poiché in generale i prezzi dei beni e dei servizi aumentano costantemente (come dimostrato ieri dai dati Istat sull’inflazione), aumenta continuamente anche la quantità di denaro da chiedere in prestito, incrementando sempre di più il debito pubblico.
Ciò dimostra anche che il nostro Paese è ancora ‘imbrigliato’ nella rete della crisi economica, perché se così non fosse, sarebbe più semplice tagliare le spese per ridurre il debito. Invece, il rapporto di Bankitalia dimostra che le entrate relative alle tasse, essendo proporzionali ai redditi, sono in discesa, mentre le uscite, dovute soprattutto all’aumento del numero di sussidi di disoccupazione e altre prestazioni sociali a sostegno delle fasce più colpite dalla crisi, sono ancora in aumento.
“Con riferimento ai sottosettori, – si legge nel fascicolo – il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 19,0 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,4 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato”.