di Claudia Tarantino

“Fatta 100 la frontiera tecnologica di come una burocrazia di un Paese avanzato può gestire regolamentazione, risorse umane, incentivi, servizi pubblici, trasparenza dei processi decisionali, l’Italia è a 20. La media dei Paesi economicamente avanzati è 60”.

Lo scrive ‘Il Sole 24 Ore’ che riporta i dati recentemente pubblicati dall’International Civil Service Effectiveness (InCiSE) Index della scuola di amministrazione pubblica dell’Università di Oxford, che compara l’amministrazione pubblica statale di 31 Paesi, di cui 22 europei, utilizzando una serie di indicatori provenienti da varie fonti e sintetizzando i risultati in un indice di efficacia amministrativa.

Il nostro Paese, che si attesta al 27esimo posto, non supera quindi l’esame, precedendo nella classifica solo Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria e Slovacchia.

Ma andiamo a vedere quali sono i parametri utilizzati nella ricerca che penalizzano l’Italia.

Innanzitutto, gli ostacoli burocratici che intralciano le attività di cittadini e imprese.
A tal proposito, l’analisi riporta l’esempio del tempo impiegato in Canada e in Italia per una pratica comune come rinnovare la patente. Ebbene, già solo questo esempio basterebbe a sintetizzare gli esiti dell’intera ricerca: ci vogliono circa 15 minuti e una cinquantina di euro in Canada contro ‘svariati’ giorni e 120 euro nel Belpaese.

Ma non è finita qui. Il quotidiano ‘Libero’ sullo stesso argomento riporta i dati della Banca Mondiale sul tempo che impiega un’impresa in Italia per assolvere ai suoi doveri con il fisco.
“Prima bisogna andare dal commercialista. Poi si iniziano a compilare moduli, schede e registri. Quindi parte la coda agli sportelli delle Entrate. Si aspetta…Un’ora, due, tre… Ma non basta. Ne devono passare 240…Insomma, una ventina di giorni ‘normali’ e circa una trentina di quelli lavorativi. Serve un mesetto per poter finalmente dire: ho pagato le tasse”.
“Peccato – sottolinea l’autore – che la media per i Paesi sviluppati dell’Ocse sia di 163 ore”.

Altro tasto dolente è la giustizia. Sempre secondo il progetto comparativo della Banca Mondiale ‘Doing Business’ riportato da ‘Libero’, infatti, un’impresa deve aspettare non meno di tre anni in Italia per ottenere una sentenza, mentre la media Ocse è di un anno e mezzo.

Altro fattore fondamentale per un’amministrazione efficace è la qualità delle persone che ci lavorano e per questo motivo le risorse umane hanno un ruolo strategico. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore “la capacità di attrarre e mantenere all’interno della Pa persone di talento implica, da un lato, una remunerazione che sia competitiva con quella offerta nel settore privato per posizioni di livello simile, dall’altro, canali di accesso ai ranghi della Pa meritocratici e non clientelari”. Tuttavia, “questi due meccanismi sembrano ancora completamente scollegati in Italia”.

Per non parlare poi della scarsa capacità di gestione o, meglio, del cattivo management della nostra pubblica amministrazione che “incide direttamente sulla posizione fiscale del paese e opera da freno sull’economia privata”.

Sia il report ‘Doing Business’ della Banca Mondiale sia l’indice InCiSE dimostrano, quindi, quanto la cattiva gestione della PA costi in termini non solo di tempo ma soprattutto economici alle imprese del nostro Paese. E se negli ultimi tempi molto si è parlato di produttività delle aziende italiane e di come stimolarne la crescita, appare chiaro quanto sia importante un’incisiva riforma dell’amministrazione pubblica italiana, su cui però il governo sembra solo tergiversare.

Per fortuna, ci sono almeno tre voci dell’indice InCiSE che rendono merito alla Pa italiana: le politiche di uguaglianza di genere, “in aspro contrasto con un mercato del lavoro privato che ancora discrimina donne per opportunità di impiego e carriera”; la capacità di gestione delle crisi, “che comprende la capacità di pianificare, comunicare, monitorare i rischi e di coordinamento e valutazione post-crisi”; la sicurezza sociale, misurata attraverso l’incidenza dei costi di gestione sul totale delle spese.