Una notizia cattiva e una buona. E’ un quadro altalenante quello che ci presenta l’Istat ogni giorno.
Oggi i dati certificano un incremento della produzione industriale dello 0,7% rispetto ad aprile, sottolineando inoltre che nella media del trimestre marzo-maggio 2017 la produzione è aumentata dello 0,2% nei confronti dei tre mesi precedenti. Solo qualche giorno fa lo stesso Istituto ha certificato un aumento del tasso di disoccupazione  a maggio all’11,3% e un peggioramento del quadro per i giovani, con la quota di senza lavoro che sale al 37% con un incremento di 1,8 punti da aprile.
Evidentemente c’è qualcosa che non va se la produzione industriale  aumenta e la situazione nel mondo del lavoro peggiora: non c’è una vera politica di crescita, questa è la triste realtà.
Secondo l’Istat, a maggio ci sono state variazioni positive in tutti i comparti: aumentano in modo significativo i beni strumentali (+5,9%) e, in misura più lieve, i beni di consumo (+2,5%), l’energia (+1,0%) e i beni intermedi (+0,4%). Eppure, l’aumento della produzione industriale non dimostra che il nostro Paese abbia finalmente intrapreso la strada della crescita, visto che questi risultati non si trasformano in occupazione stabile.
Proprio su twitter il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha spiegato che il dato  è migliore delle previsioni e che c’è l’impegno affinché  questa “crescita dia più lavoro e meno diseguaglianze”. Quindi, allo stato delle cose, ammettiamo che le politiche messe in campo per il lavoro fino ad oggi, hanno solo gettato fumo negli occhi: l’aumento dell’occupazione, tanto festeggiato in questi ultimi mesi, altro non è se non la crescita di nuove forme di precariato, su cui di certo non può basarsi una vera ripresa economica.