“Quella dell’Ilva è una grande e allo stesso tempo difficile partita che possiamo vincere, proprio perché stiamo dimostrando unità”.
Giuseppe Carenza, segretario confederale dell’Ugl, in un’intervista rilasciata a La Meta Sociale esprime il suo giudizio sul caso Ilva e su quanto sta accadendo in queste ore – tra incontri istituzionali e manifestazioni – per chiedere sostegno e chiarezza sul futuro occupazionale di ben 25mila persone.
“Al destino dell’Ilva è legato anche l’intera economia pugliese e – prosegue Carenza – non possiamo assolutamente essere spettatori di un triste epilogo. Vogliamo essere parte attiva insieme a tutti gli enti preposti, primo fra tutti la Regione Puglia, alla tutela del lavoro e dell’economia di questo territorio”.
La centralità della siderurgia e, in essa, la strategicità dell’Ilva di Taranto, ovviamente vissuta in una dimensione di piena sostenibilità ambientale – si legge anche nel documento congiunto consegnato questa mattina in Prefettura – va ripresa e rimessa al centro delle politiche di sviluppo del Paese per restituire una prospettiva di crescita reale ed un’idea di futuro ad un’intera provincia e ai suoi lavoratori.
“Ci auguriamo – precisa Carenza – che vengano messe in campo tutte quelle azioni utili a rendere competitivo uno stabilimento che dovrà sicuramente essere trasformato, innovato e, soprattutto reso compatibile con le esigenze del territorio”.
Intanto alle 17 inizierà un nuovo sciopero dei lavoratori
Sì, fino a stasera i lavoratori proseguiranno con lo sciopero. Sono davvero stanchi e pretendono delle risposte. Noi saremo al loro fianco e non abbasseremo mai la guardia. L’Ilva da tempo è ostacolata da disagi giudiziari, economici ed ambientali che sembrano non darle tregua. Ora più che mai è necessario chiudere il capitolo crisi, valutando attentamente le manifestazioni di interesse e le intenzioni reali di possibili acquirenti del gruppo e, scrivere insieme il nuovo percorso di riscatto del settore siderurgico a partire da Taranto ed estendendoci poi in tutto il Paese”.