Trivelle, la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum: il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono nove Consigli regionali, ma tra questi non c’è l’Assemblea regionale siciliana. Palazzo dei Normanni, infatti, respinse l’adesione al gruppo di Regioni che hanno proposto il referendum abrogativo. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.
Nello specifico i giudici hanno deciso in poco più di tre ore sulla richiesta delle regioni di sottoporre a referendum la durata delle esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già concessi. Tra queste anche quelle alle Isole Tremiti che hanno suscitato la levata di scudi degli ambientalisti (http://www.corriere.it/ambiente/16_gennaio_11/perforazioni-mappa-trivelle-no-triv-idrocarburi-c104b5ca-b842-11e5-8210-122afbd965bb.shtml).

Intanto le Regioni preparano battaglia per gli altri cinque referendum bocciati. Il Consiglio del Veneto ha votato all’unanimità il ricorso al conflitto di attribuzione presso la Corte Costituzionale. Le altre nove si stanno preparando.
A seguire con attenzione il caso ‘trivelle’ è il nostro sindacato che dedica un capitolo importante a tale questione in un’iniziativa realizzata nelle regioni meridionali e dal titolo: Sud Act, 9 proposte per il Mezzogiorno.

* LE PROPOSTE DELL’UGL PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

Per l’Unione Generale del Lavoro è prioritaria l’adozione di nuovi modelli economici e sociali per educare allo Sviluppo sostenibile anche con il coinvolgimento della scuola. La prima fonte energetica disponibile è proprio il risparmio nei consumi domestici, industriali e nei trasporti pertanto occorre puntare sull’educazione, sull’obbligo di etichettatura degli elettrodomestici, sul sostegno alle pratiche di consumo consapevole di energia. L’adozione di tecnologie più efficienti nel settore residenziale permette un risparmio stimato pari al 12 per cento del consumo attuale, entro il 2020, con punte di quasi il 30 per cento entro il 2050. Misure analoghe adottate nel settore commerciale permetterebbero di risparmiare più del 10 per cento rispetto al consumo attuale del comparto; a queste potrebbero essere sommate anche le riduzioni nell’industria (2 per cento entro il 2020 e 16 per cento entro il 2050) e nei trasporti ( -12 per cento).

Sempre nel capitolo dedicato alle trivellazioni del Sud Act si evidenzia un altro punto “il rafforzamento della governance della politica energetica comunitaria. Il campo di azione dell’Unione europea, pur importante, è comunque circoscrivibile all’adozione di una serie di direttive ed indicazioni di massima, ad esempio, sulla liberalizzazione dei mercati a beneficio di imprese e famiglie, sulle strategie di contenimento del consumo di energia, sull’introduzione progressiva di energia da fonti rinnovabili. Indicati i macro obiettivi, l’azione comunitaria lascia, però, ad ogni singolo partner ampio campo di scelta per definire come raggiungere questi risultati. Accade così che la Francia intensifichi il suo piano nucleare; che la Germania punti sulle rinnovabili e sugli investimenti in nuove tecnologie di estrazione del cosiddetto shale gas; che il Regno Unito acquisti un vantaggio relativo grazie al suo posizionamento nell’eolico off shore; che l’Italia, nel recente passato, abbia assunto delle posizioni su Russia e Libia non sempre convergenti con quelle degli altri Paesi Ue. In ragione di ciò, e considerando il fatto che larga parte dell’Unione europea è priva di fonti energetiche primarie, soprattutto di quelle tradizionali, appare opportuno un ripensamento di quanto accaduto finora allo scopo di introdurre un maggiore coordinamento a livello comunitario, così da riequilibrare l’accesso all’energia a beneficio di famiglie ed imprese, costrette oggi a fare i conti con bollette energetiche molto diverse da Paese a Paese. Si tratta, evidentemente, di un percorso complesso che necessita di tempi non brevi per essere portato a compimento; è altrettanto evidente, però, che l’Unione europea forte dei suoi 500 milioni di residenti, ha un potere contrattuale con i produttori di energia che non può avere nessuno dei singoli Stati membri.