di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

È tutta un’accusa reciproca, ma in campagna elettorale, tra l’altro una delle più importanti, tra quelle europee, degli ultimi anni, dove si gioca davvero la possibilità di portare il cambiamento anche a Bruxelles, ci può stare. Ognuno dei due partiti di maggioranza che hanno dato vita al Governo accusa l’altra di intessere sotto banco alleanze ”esterne” in vista di un prossimo ribaltone e di nuove elezioni. Può non piacere ma si può comprendere alla luce di un esperimento politico così inedito fin dall’inizio. Quello che si comprende un po’ di meno o, forse sarebbe meglio dire, che più desta perplessità, sebbene sia da tempo parte integrante del “gioco”, è la sempre più folta presenza sugli spalti delle opposte, anche terze, tifoserie dei quotidiani di informazione. Fatta salva la libertà d’opinione, non avrà fatto di certo bene all’immagine del Paese, alla sua credibilità finanziaria ed economica che ogni giorno da giugno 2018 su uno o più quotidiani si preannunci la fine del Governo. Ormai si danno persino la date o le scadenze spostate all’indomani delle elezioni europee. Nel 2018 si dava per certa la caduta del Governo a marzo, eppure siamo arrivati a maggio. L’esecutivo giallo-blu ha varato importanti provvedimenti, onorato le promesse Quota100 e Reddito di Cittadinanza, posto le basi per nuovi provvedimenti e, nonostante ciò o forse proprio per questo, è impelagato in un’aspra dialettica interna. Dialettica che, invece di essere analizzata a mente fredda, viene quotidianamente alimentata e ingigantita. Mentre si può comprendere lo schieramento di quotidiani come Il Giornale, che non a caso intravede «Segnali di centrodestra», La Verità «I grillini risucchiati dalla sinistra stanno recitando il bipolarismo», Il Fatto Quotidiano che in prima pagina “spara” «Cairo e i suoi media in campo: la nuova legge (sul conflitto di interessi, ndr) può bloccarlo», meno si comprende come su quotidiani come il Corriere della Sera o Repubblica, rispettivamente si preconizzi da parte dell’autorevole editorialista Angelo Panebianco «prima o poi (forse più poi che prima) il governo giallo-verde cadrà minato dai suoi conflitti interni» e con il direttore di Repubblica, Carlo Verdelli, si proclami che «La nuova Repubblica….è la risposta al vento forte che si è alzato, non solo in Italia, in direzione ostinata e contraria ai principi fondanti e condivisi della nostra comunità», passando per la negazione della realtà firmata dal politologo Alessandro Campi su Il Messaggero: «Il cambiamento che non c’è dopo l’anno dei due governi». Si tratta di quotidiani e di professionisti molto accreditati, seguiti anche all’estero e capaci di modificare l’immagine e la credibilità del nostro Paese. Nel mezzo ci siamo tutti noi, ci sono lavoratori dipendenti e autonomi, imprenditori grandi, medi e piccoli, famiglie e cittadini, giovani e anziani che ogni giorno fanno la loro piccola o grande parte per il Paese. È anche per loro e in nome delle nostre più profonde convinzioni che ci auguriamo, dopo il 26 maggio, di assistere finalmente ad un rasserenamento del clima. L’Italia tutta ne ha bisogno e lo merita.