Il Consiglio dei Ministri accelera sul piano di privatizzazione di Ferrovie dello Stato Italiane e dà il via libera al decreto che colloca sul mercato il 40 per cento del Gruppo, un’operazione che avrebbe un valore di 3-4 miliardi di euro. Ma il perimetro della privatizzazione di Fs resta incerto: “il Cdm sta dando i numeri” commenta il segretario generale dell’Ugl Trasporti-Attività ferroviarie, Umberto Nespoli.

Trenitalia - FS

Trenitalia – FS

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, parla di “procedura che tiene presente la complessità della gestione di Fs e la necessità di aumentare gli obblighi di servizio pubblico” affermando che “l’alienazione di Ferrovie non potrà andare oltre il 40 per cento”. Nel comunicato sull’esito del Cdm, Palazzo Chigi precisa poi che la cessione di una partecipazione non superiore al 40 per cento di Fs “potrà essere effettuata anche in più fasi” e ‘ avverrà “attraverso un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo, e a investitori istituzionali italiani e internazionali, e quotazione sul mercato azionario”. Per Delrio “è un avvio di percorso che tiene presenti alcune questioni: l’infrastruttura ferroviaria dovrà rimanere pubblica, dovrà essere garantito l’accesso a tutti in maniera uguale”. Eppure, i contorni dell’operazione restano fumosi: se la privatizzazione di Fs riguarderà “Trenitalia o una quota di Rfi scorporata, è un lavoro che verrà fatto nelle prossime settimane”. Ma, come osserva Nespoli, “mettere sul mercato il 40 per cento di Ferrovie dello Stato Italiane può avere i significati e le conseguenze più disparate, a seconda delle ipotesi in campo, ossia azzerare la holding rendendo Trenitalia autonoma da Rfi ed il settore cargo dal settore passeggeri”. Per questo, l’Ugl Trasporti-Attività ferroviarie si aspetta “che i sindacati vengano convocati con urgenza per fare chiarezza sulle notizie diffuse – dichiara Nespoli -, come abbiamo chiesto più volte in questi mesi”.
A causa della mancata definizione del perimetro della privatizzazione, timori suscita anche l’ “attenzione particolare” che il Governo Renzi vuole riservare all’azionariato diffuso e alla partecipazione dei dipendenti del Fruppo Fs. Lo schema di decreto per la privatizzazione di Fs “prevede che – si legge nel comunicato di Palazzo Chigi -, al fine di favorirne la partecipazione all’offerta, potranno essere previste per i dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato forme di incentivazione”, “in termini di quote dell’offerta riservate (tranche dell’offerta riservata e lotti minimi garantiti) e di prezzo (ad esempio, come in precedenti operazioni di privatizzazione, bonus share maggiorata rispetto al pubblico indistinto) o di modalità di finanziamento”. “La partecipazione dei ferrovieri all’azionariato di Fs può essere in sé un fatto positivo – evidenzia Nespoli – ma potrebbe essere svuotata di valore nel momento in cui il Governo Renzi si renda colpevole della svendita del Gruppo, rendendolo terra di conquista per operatori d’oltralpe visto che le ferrovie tedesche e francesi, che da sempre impediscono l’interoperabilità, potrebbero essere interessate a ‘fare spesa’ a basso costo in Italia”.

Il segretario generale dell'Ugl Trasporti-Attività ferroviarie, Umberto Nespoli

Il segretario generale dell’Ugl Trasporti-Attività ferroviarie, Umberto Nespoli

Palazzo Chigi conta di effettuare l’operazione di parziale privatizzazione di Fs nel corso del 2016 come “parte del piano di privatizzazioni del Governo che ha recentemente portato in Borsa Poste Italiane e prevede anche la quotazione di Enav per la prima metà del 2016”.
L’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Michele Elia, prende atto delle decisioni del Governo, precisando che “la competenza delle decisioni è del Ministero azionista, Economia e Finanze, dove dall’anno scorso è stato costituito un gruppo di lavoro che si occupa della privatizzazione e che opera con i suoi advisor legali e finanziari, che stanno lavorando insieme a noi su questo. Le scelte sono tutte ed esclusivamente dell’azionista, noi non possiamo che aderire alle scelte che verranno da loro”. “Compito invece delle Ferrovie – ha aggiunto Elia – è preparare, come stiamo già preparando e abbiamo una discreta fase di definizione, il piano industriale”. “Un piano – ha detto ancora Elia – su cui poggia qualsiasi progetto di privatizzazione, non privatizzazione, modalità di privatizzazione. Dà gli elementi certi per decidere al meglio”.
Su un possibile cambio di vertici del Gruppo, il ministro Delrio risponde: “i vertici delle Ferrovie? Bene, grazie” risponde ai giornalisti a margine di un convegno sulla stazione Mediopadana a Reggio Emilia, al quale partecipa insieme all’ad Elia. Quando i cronisti gli ricordano dei timori di svendita del Gruppo espressi anche dal presidente di Fs, Marcello Messori, taglia corto: “penso che il presidente Messori fosse preoccupato soprattutto per il tema della rete, tema che mi pare oggi risolto”.
Il Cdm, dunque, preme il piede sull’acceleratore e vuole procedere spedito verso la privatizzazione del 40 per cento di Fs mettendo a tacere eventuali dissensi, anche se restano incerti il perimetro e le modalità dell’operazione, sulle quali il Governo Renzi si riserva di decidere nelle prossime settimane. Un atteggiamento che i sindacati considerano pericoloso: “l’Ugl – sottolinea Nespoli – manifesterà la propria contrarietà alla quotazione in Borsa e al progetto di privatizzazione che, così com’è stato formulato, non può che condurre a conseguenze negative per l’occupazione, per la tenuta dei servizi ferroviari italiani e per gli interessi nazionali. Siamo pronti a mettere in campo tutte le azioni necessarie per tutelare il lavoro dei ferrovieri e la sicurezza dei viaggiatori”.