di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

No, l’argomento non è l’immigrazione, ma la sacrosanta tutela dell’infanzia. Di quei pochi meravigliosi anni di ingenuità e purezza che non dovrebbero in alcun modo essere compromessi dai comportamenti di adulti disturbati. E, invece, le notizie di soprusi verbali e fisici perpetrati ai danni di bambini negli asili nido o di alunni nelle scuole materne sono piuttosto frequenti. L’ultimo caso è quello di Ariccia, comune alle porte di Roma, dove tre insegnanti ed una collaboratrice di una scuola pubblica per l’infanzia si sono macchiate di maltrattamenti verso i minori di cui si sarebbero dovute occupare. Scoperte, dopo le denunce dei genitori, grazie a un’indagine dei Carabinieri, attraverso intercettazioni ambientali e riprese video, ora sono ai domiciliari. Ma alle loro piccole vittime resteranno, ormai, brutti ricordi, difficili da superare. Per arginare situazioni come questa, la Camera ha approvato una proposta di legge per l’introduzione di sistemi di videosorveglianza negli asili ed anche nelle case di cura. Altre vittime di maltrattamenti sono, infatti, anziani e disabili. Una proposta convalidata da un’ampia maggioranza composta da tutta la destra e dai 5 Stelle, si è astenuto solo il Pd ed il Gruppo misto, e che ora per diventare legge deve passare al vaglio del Senato. Speriamo il prima possibile. Certamente l’introduzione delle telecamere negli asili non estinguerà il problema, ma lo ridurrà sensibilmente dato il suo effetto deterrente. Anche perché la proposta di legge prevede anche maggiori ispezioni, formazione e una più attenta valutazione dei requisiti attitudinali nell’accesso alle professioni educative e di cura in aggiunta all’idoneità professionale ed anche il ricollocamento del personale giudicato non idoneo. Su una materia così delicata come la tutela dell’infanzia la prudenza non è mai troppa e l’avere filmati le cui registrazioni saranno visibili, comunque, solo dopo denuncia e solo dalle forze di polizia, può essere d’aiuto anche ai maestri stessi, maggiormente protetti da eventuali false accuse. I dispositivi verrebbero installati previo accordo sindacale e autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro. La tecnologia ormai pervade tutto il nostro mondo, perché non utilizzarla laddove potrebbe rivelarsi utile a difendere meglio i più deboli? Alcune sigle sindacali hanno storto il naso, dichiarandosi contrarie a questa norma, dimostrandosi lontane dalla sensibilità comune e, anche su questo tema, troppo autoreferenziali. L’Ugl, invece, pur essendo sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei lavoratori, compreso quello alla privacy, e ben sapendo che la stragrande maggioranza degli insegnanti compie un ottimo lavoro in condizioni spesso difficili, stavolta, ubi maior, non può che schierarsi dalla parte dei bambini. Anche per questo siamo, orgogliosamente, “l’altro sindacato”.