Le critiche di Meloni «nel metodo e nel merito». Tajani: «All’Italia deve spettare un vicepresidente e un portafoglio di rilievo»
La partita delle nomine UE è aperta al Consiglio europeo in programma a Bruxelles. Si parte dalla proposta dei negoziatori di popolari, socialisti e liberali che prevede la conferma di Ursula von der Leyen (Ppe) alla presidenza della Commissione, il socialista ed ex premier portoghese Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo e la premier liberale estone, Kaja Kallas, nel ruolo di Alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza. Una soluzione che è stata criticata dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, «nel metodo e nel merito», come ha sottolineato nel suo intervento di ieri in Parlamento anche alla luce dei risultati delle ultime elezioni europee. Una posizione che in definitiva ha trovato la sponda del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo il quale – hanno riferito le agenzie di stampa sempre nella giornata di ieri – «non si può prescindere dall’Italia». A questo punto, infatti, l’attenzione è rivolta alla strategia che adotterà Meloni nelle ore che la vedranno impegnata a Bruxelles. «Non c’è ancora alcuna decisione sul voto dell’Italia» sui cosiddetti top jobs, «le trattative devono ancora iniziare», ha dichiarato stamattina il vicepremier, Antonio Tajani, arrivando al pre-vertice del Ppe. Poi Tajani ha ribadito: «Noi riteniamo che, per quanto riguarda l’Italia, debba esserci un vicepresidente e un portafoglio di rilievo. Cosa che spetta alla seconda manifattura d’Europa, che spetta a un paese fondatore. Un paese che ha una stabilità di governo per i prossimi tre anni e mezzo, quindi a differenza di altri credo che l’Italia possa svolgere un ruolo fondamentale nel contesto comunitario nei prossimi anni». Un passo in direzione dell’Italia lo ha fatto pure il presidente del Ppe, Manfred Weber: «L’Italia è paese del G7, è un paese leader nell’Unione europea. Apprezzo molto il contributo del governo italiano sotto la guida di Antonio Tajani e Giorgia Meloni ed è per questo che ritengo fondamentale per l’UE un processo inclusivo» che «tenga conto anche degli interessi italiani». Un ramoscello di ulivo, dopo le parole meno di apertura dei giorni scorsi, è arrivato infine dal premier polacco, Donald Tusk: «Nessuno rispetta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’Italia più di me. È un malinteso: a volte servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. La decisione spetta al Consiglio europeo. Non c’è Europa senza Italia, non c’è decisione senza Giorgia Meloni. Per me è ovvio».