di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Al termine del Consiglio dei Ministri di ieri è arrivato l’annuncio di una nuova riduzione del cuneo fiscale, che in Italia è ancora altissimo, uno dei maggiori a livello internazionale, costituendo così, come noto, uno dei maggiori punti deboli per il sistema economico-sociale italiano, frenando occupazione, crescita dei salari, consumi. Un problema annoso, ma ancora più nocivo nell’attuale frangente di crescita dell’inflazione. Necessario, quindi, cercare di risolverlo o almeno minimizzarlo il più possibile, per fronteggiare criticità vecchie e nuove, come il crollo del potere d’acquisto e dei risparmi delle famiglie italiane avvenuti negli ultimi tempi con la crisi energetica seguita a quella pandemica. Elementi certificati dall’Istat rispettivamente per il -3,7% a fine 2022 il primo e in diminuzione di 2 punti percentuali i secondi, scesi al 5,3%, con i risparmi ora utilizzati dalle famiglie stesse per mantenere stabili i propri consumi finali a fronte della nuova situazione economica. Come contromisura, con il nuovo intervento sul fronte cuneo fiscale si metteranno a disposizione oltre tre miliardi, spendibili grazie alla riduzione del rapporto deficit/Pil confermato al 4,5%. Una cifra da utilizzare per «introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi» per il periodo fra maggio e dicembre dell’anno in corso. Un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro che si aggiungerà a quelli già in atto, ovvero il taglio del 3% in vigore da gennaio per i redditi sotto i 25mila euro lordi e del 2% per quelli tra 25mila e 35mila euro, misura già decisa dal precedente governo Draghi e prorogata da quello Meloni. Non ancora chiaro se la platea della nuova riduzione comprenderà anche la fascia fino a 35mila euro o solo i redditi più bassi fino a 25mila. Con chiaramente due strade, una riduzione più bassa per una platea più ampia oppure una più corposa, ma indirizzata ad un minor numero di persone, quelle con redditi inferiori. In ogni caso un altro passo avanti nella direzione giusta, tenendo presente l’obiettivo di legislatura annunciato dallo stesso governo di abbassare di 5 punti il cuneo, intervenendo sia sul lato dei lavoratori, come si sta facendo con questa nuova misura volta a sostenere il potere d’acquisto degli stipendi, che su quello delle imprese, per incoraggiare una maggiore occupazione. Un obiettivo che ci auguriamo venga perseguito con costanza nei prossimi mesi ed anni, continuando sulla strada presa finora, nonostante le difficoltà per un Paese come il nostro nel reperire le risorse necessarie e sempre puntando sul dialogo con le parti sociali, perché quella di una significativa e strutturale riduzione del cuneo è la fondamentale chiave di volta per difendere il mondo del lavoro ed il sistema produttivo italiano.