di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Come per lo stop alla vendita delle auto con motori termici nel 2035, esiste un’altra questione, dibattuta più tra “addetti ai lavori”, quella della Bce e del rialzo, incessante, dei tassi di interesse, quindi del costo del denaro.
Il presidente della Bce, Christine Lagarde, ha considerato «molto, molto probabile» un nuovo rialzo dei tassi di interesse di ulteriori 50 punti base, nella convinzione che se l’inflazione complessiva sta diminuendo negli ultimi mesi (tranne che in Germania e in altre economie della zona euro), invece “l’inflazione core” – quella che esclude energia, alimentari, alcol e tabacco – resta ancora troppo alta. Per la Bce la strada da seguire resta quella dei progressivi rialzi dei tassi di interesse al fine di riportare l’inflazione al 2%. «E lo faremo», ha detto Lagarde. Più che una promessa, una minaccia, visto che da luglio 2022 i tassi sono aumentati di ben 300 punti. Un ritmo troppo veloce per verificare, secondo alcuni analisti, che la flessione dell’inflazione sia merito (o meno) del rialzo dei tassi di interesse. «E lo faremo» è già una minaccia per coloro che devono pagare mutui a tasso variabile, per coloro che hanno da mandare avanti un’impresa in mezzo a mille difficoltà e incertezze. Non a caso, infatti, Lagarde ha chiesto a Stati e a banche di fare uno “sforzo” per ammortizzare l’impatto dei prezzi ancora elevati e dei mutui a tasso variabile. Se si vuole arrivare all’obiettivo di un tasso di inflazione al 2%, anche mettendo il ceto medio nelle condizioni, peraltro già vissute in Italia, di acquistare sempre di meno e di rendere il mercato interno una palude, la strada è sicuramente questa. Tutto ciò, tra l’altro, sembra non tenere conto di almeno due fattori straordinari: in Ucraina si è entrati in una guerra di logoramento, da sostenere finanziariamente e non solo, e con l’obiettivo di uno stop alla vendita di auto inquinanti entro il 2035, non solo molte famiglie e singoli saranno messi nella condizione di non avere più un’auto di proprietà, ma anche che, senza adeguate contromisure di cui ancora non si discute, l’Europa andrà incontro ad un’ecatombe di posti di lavoro e di imprese.
Bene fa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a non nascondere la propria preoccupazione, mentre è fin troppo facile da parte del Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, dire che le trattative fra aziende e sindacati per il rinnovo dei contratti possono aiutare a raggiungere la «stabilità dei prezzi», così come le politiche di bilancio se vanno «nella stessa direzione della politica monetaria». In difficoltà, qui, sono tutti, Stati e imprese, perché il denaro costa sempre di più (e velocemente) tanto da rendere difficile immaginare aumenti salariali o politiche di bilancio capaci di stare al passo.