Per gli Usa è battaglia «più simbolica che strategica»

Tutto sembra ruotare nelle ultime ore attorno a Bakhmut, città dell’Est dell’Ucraina, da mesi al centro di violenti scontri tra le forze ucraine e russe per il controllo del territorio. Dapprima il capo del gruppo paramilitare russo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha di nuovo lamentato la mancanza di munizioni al fronte in un messaggio pubblicato sui social, dove sostiene che le possibili ragioni per il ritardo possono essere «ordinaria burocrazia o tradimento». Non è la prima volta che Prigozhin parla di tradimento. In seguito la Bild ha riferito, citando alcune fonti, di uno scontro dialettico tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e e il comandante in capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny, sulle decisioni da prendere sulle sorti di Bakhmut. Secondo la versione della Bild, Zaluzhny, già qualche settimana fa, avrebbe raccomandato di considerare la possibilità di lasciare la città per ragioni tattiche, soluzione però rifiutata da Zelensky. Infine la presidenza ucraina in un comunicato pubblicato oggi sul suo sito web ha reso noto che Zelensky ha tenuto una riunione con il comando in capo supremo e le parti coinvolte – ha quindi fatto sapere Kiev – si sono espresse a favore del proseguimento della difesa di Bakhmut e del rafforzamento delle posizioni. Ad ogni modo, secondo il punto di vista statunitense, la battaglia nella città «è più simbolica che strategica e operativa». Secondo il segretario alla Difesa, Lloyd Austin – le sue parole, pronunciate durante una visita in Giordania, sono state riportate anche da Ukrainska Pravda –, l’eventuale caduta di Bakhmut «non significherebbe necessariamente che i russi abbiano cambiato il corso del conflitto».