Fra il grigio e il nero. L’impatto maggiore dell’economia sommersa è nei servizi alla persona

L’economia sommersa vale 157,4 miliardi di euro, circa il 9,5% del prodotto interno lordo. A tale volume si arriva attraverso la somma di due componenti principali, vale a dire le sotto-dichiarazioni (79,7 miliardi nel 2020, erano 90,4 miliardi nel 2019) e l’impiego di lavoro irregolare (62,4 miliardi nel 2020, erano 77 miliardi), più altre voci residuali che insieme quotano 15,2 miliardi (erano 16,4 nel 2019). L’impatto, però, è molto differenziato per settore produttivo. Il peso maggiore, in termini percentuali, è negli Altri servizi alle persone (un terzo del valore aggiunto del comparto); seguono il Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (22,1%) e le Costruzioni (19,3%). Impatto minore, invece, sul versante della Produzione di beni di investimento e della Produzione di beni intermedi con percentuali rispettivamente del 3,7% e dell’1,7%. Anche in questi casi, però, gli effetti indiretti della pandemia si sono fatti sentire, con i lunghi periodi di lockdown nel corso del 2020 e l’adozione di misure di sostegno alle famiglie e alle imprese che, inevitabilmente, hanno finito per far emergere determinate situazioni grigie. Il sotto-dichiarato, viceversa, impatta maggiormente nel Commercio, trasporti, alloggi e ristorazione (12,5%), con gli Altri servizi alla persona e le Costruzioni sostanzialmente sulla stessa linea (poco sopra l’11%). Il fenomeno è assolutamente marginale, secondo l’Istat, nella Produzione di beni intermedi, energia e rifiuti, un settore che presenta però sacche di illegalità.