La metà delle lavoratrici italiane ha subito stereotipi, discriminazioni o molestie sul lavoro. Ma anche minori avanzamenti di carriera e un rapporto ancora complicato fra maternità e lavoro

Un’indagine della Fondazione Libellula, “Vita ed esperienze delle donne al lavoro”, condotta su un campione variegato di lavoratrici, attesta una situazione di profondo disagio per le donne occupate nel nostro Paese: «Una donna su due si dichiara vittima di un’esperienza diretta di una o più forme di molestia e discriminazione sul lavoro. La situazione appare quindi pressoché inevitabile e riguarda spesso anche donne con seniority elevata». Una condizione che riguarda tutte, dipendenti ed autonome, operaie e dirigenti, giovani appena assunte come donne con un’importante carriera alle spalle, di tutti i settori produttivi, al Nord come al Sud. Dalle battute volgari e allusive ai commenti sull’aspetto fisico, situazioni subite dal 53% delle intervistate, ai veri e propri contatti fisici indesiderati, sperimentati dal 22%, con il rischio, in caso di reazione alle molestie, di non essere prese sul serio o subire ulteriori discriminazioni. Ancora difficile l’accettazione della maternità nei luoghi di lavoro: il 41% ha comunicato con difficoltà alla propria azienda di essere in gravidanza, il 68% ha visto rallentare la propria crescita professionale a causa della maternità, spesso a beneficio di colleghi uomini. Difficile la gestione del tempo, frequente il ricorso al part-time come metodo di conciliazione con conseguenze sulla crescita professionale. Complicato il rapporto fra donne e carriera: le le donne assertive sul lavoro sono considerate “aggressive”, cosa che non accade per i colleghi uomini, il 46% delle donne non viene appellato con il proprio titolo professionale, il 68% ha visto riconosciuti più meriti ai colleghi di sesso maschile, il 79% ha assistito ad avanzamenti di carriera più veloci fra gli uomini, in confronto a donne anche con maggiore esperienza, il 71% ha sperimentato contesti in cui le posizioni di leadership sono a netta prevalenza maschile. Diverso anche il rapporto con il denaro: «le donne non sono educate a parlare di denaro e sul lavoro negoziano poco il loro stipendio e valore economico, anche quando sono laureate, sovraistruite, con esperienza», con conseguenze sul tenore di vita presente e futuro delle lavoratrici donne. Insomma, un quadro desolante di arretratezza e discriminazione.