Terminato l’esecutivo Draghi, Salvini prepara la campagna in vista del 25 settembre. Meloni: «Dipartita rocambolesca, ma siamo pronti»

«Sono stati i Cinque Stelle a mettere in crisi il governo, ancora una volta, rifiutando di votare un provvedimento davvero essenziale per gli italiani». Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un’intervista al Tg5, rilasciata l’indomani la fine del governo Draghi. L’epilogo è arrivato in anticipo rispetto le attese e le responsabilità sono da imputare esclusivamente ai 5 Stelle, ha sostenuto Berlusconi: «Noi siamo stati sempre i più leali sostenitori del governo Draghi», ha detto, riferendosi a Lega e Forza Italia, le due forze di centrodestra che componevano la maggioranza insieme al Partito democratico, il M5s e Italia viva, a sostegno di un governo di unità nazionale «che per noi per primi avevamo proposto per far fronte alle emergenze del Paese». Paese che a breve, il 25 settembre, sarà chiamato alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Mancano poche settimane, dunque. E i partiti stanno già gettando le basi per la campagna elettorale: questa mattina il leader della Lega, Matteo Salvini, si è confrontato in video conferenza con i governatori leghisti per stabilire le priorità del programma elettorale, che riserverà molta attenzione all’economia, alla sburocratizzazione, alle infrastrutture, all’energia e il fisco. «La dipartita di questo governo è stata rocambolesca ed inaspettata ma noi siamo pronti», ha commentato ieri sera la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, al Tg2 Post. «Chi è in difficoltà sono altri che debbono reinventarsi una nuova identità», ha aggiunto, sottolineando di aver chiesto agli alleati «maggiore impegno rispetto a quello che mi è stato garantito in passato sull’indisponibilità a fare alleanze variabili: quando sei una squadra e ti avvii a una battaglia, la prima regola è che si vince e si perde insieme. E quando vinci insieme si governa insieme, quando si perde si sta all’opposizione insieme». La crisi innescata dal M5s non ha avuto un impatto solo sul governo, ma messo definitivamente fine al cosiddetto campo largo, che doveva includere Pd e 5 Stelle, auspicato dal segretario del Partito democratico, Enrico Letta: Con il M5s «evidentemente la differenza che si è creata in modo così evidente lascia un segno e difficilmente sarà ricomposto, il gesto di ieri e quello accaduto in questi giorni è sostanza, non è un fatto semplice di forma», ha detto ieri Letta. Che, comunque, ha aperto ad un’eventuale alleanza alle forze che si riconoscono come «progressiste».