di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

In queste ore di intense trattative in cui sono impegnati i partiti in vista dell’elezione del presidente della Repubblica, che in questo particolare contesto storico, caratterizzato dal persistere della pandemia e di una crisi economica particolarmente difficile, senza tralasciare i “venti di guerra” ai confini dell’Ue tra Ucraina e Russia, ha una valenza strategica maggiore rispetto ad altre elezioni, occorre puntare un faro su questioni che sono urgenti, più che importanti, sia per la ripresa sia per la tenuta sociale, sempre molto in bilico, del Paese.
A destare allarme per le imprese e per il lavoro, non sono più o soltanto quei settori che, come turismo, agenzie e tour operator, alberghi e ristoranti, bar e mense, parchi divertimento e musei, faticano ad agganciare la ripresa a causa della quarta ondata di contagi che sta colpendo tutti i Paesi occidentali, e non solo, ridimensionando fortemente tali attività e la socialità, quindi anche i consumi, ma persino quelle imprese e quei settori che, pur essendo strategici e pur vivendo una fase di ripresa dal punto di vista degli ordinativi, si trovano costretti, a causa degli alti costi dell’energia, ad interrompere la propria attività. È evidente come l’anello più debole della catena siano il lavoro e, con esso, i lavoratori, che, pur avendo un’occupazione, si sentono e sono tutt’altro che al sicuro. Con la proroga dello stato di emergenza, senza una parallela estensione del periodo di cassa integrazione per covid e in concomitanza di una riforma degli ammortizzatori sociali, che ha bisogno di tempo per dispiegare i propri effetti, lavoratrici e lavoratori si ritrovano a dover affrontare un ennesimo periodo di incertezza e di ragionevole timore di essere tagliati fuori da una futura ripresa.
Ecco perché ritengo solo un primo passo il dl Sostegni ter, approvato dal Governo, e gli aiuti per i settori più colpiti dalla pandemia. In tempi straordinari, c’è bisogno di maggiore coraggio e di andare oltre gli avvertimenti, come quelli odierni provenienti dal vicepresidente esecutivo della Commissione UE con delega al Commercio, Valdis Dombrovskis, – «abbiamo una parola di cautela per quel che riguarda l’aumento della spesa in Italia» -, per prevenire il rischio di una crisi occupazionale che avrebbe ripercussioni drammatiche sulla ripresa. La cosiddetta cig scontata, priva cioè dell’obbligo di versare il contributo addizionale per categorie come hotel, agenzie di viaggio, ristoranti, bar e musei, appare ancora insufficiente. Quello che serve, e con urgenza, è la proroga della cassa integrazione almeno per altre 13 settimane fino al 31 marzo 2022, cioè fino alla fine dello stato di emergenza. Come? Approvando un emendamento al Milleproroghe con un finanziamento da 150 milioni di euro necessario a erogare ammortizzatori sociali adeguati ai lavoratori del turismo e della ristorazione.