di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La città di Catania e le aree circostanti sono state sconvolte da un nubifragio che ha provocato vittime, incidenti e danni ingenti e ha costretto le autorità a decretare la chiusura di attività didattiche e commerciali, escluse solo quelle essenziali, ed a imporre altri blocchi e chiusure, invitando la cittadinanza a non uscire di casa. Fatto sta che l’intera isola e in particolare la città siciliana stanno attraversando un momento di gravissima difficoltà, dopo i temporali degli scorsi giorni e in attesa di quelli che dovrebbero arrivare nei prossimi in base alle previsioni degli esperti. Un vero e proprio scenario apocalittico quello descritto dai catanesi. Saranno gli esperti a dire quanta parte della devastazione che ha interessato Catania sia dovuta al cambiamento climatico e quanta, invece, a una scarsa attenzione nei confronti della manutenzione del territorio. Senz’altro alla connessione fra due fattori ugualmente preoccupanti e nocivi per la popolazione. Dal lato del cambiamento climatico, la Sicilia si trova al centro delle trasformazioni nell’area mediterranea, come testimonia la quantità di pioggia caduta, pari a un terzo di quella che normalmente si conta in un anno. Gli allarmi lanciati negli ultimi giorni ci fanno comprendere quanto sia urgente prendere provvedimenti. «Siamo sulla buona strada per la catastrofe climatica», queste le parole del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha chiarito che «L’era delle mezze misure e delle false promesse deve finire». Insomma, servono azioni concrete. Di questo si occuperà il prossimo G20 di Roma, in attesa della Cop26 di novembre a Glasgow. Trattando questioni tutt’altro che semplici: l’urgenza di un cambiamento, ma anche le ripercussioni su produzione e occupazione e i diversi atteggiamenti degli Stati in merito alla questione ambientale in un pianeta, però, unico. Alcune aree più attente, come l’Europa, ed altre meno. Un doppio binario controproducente nella lotta al cambiamento climatico e capace di generare forti disparità a livello economico. Poi la questione, tutta interna all’Italia ed alla sua cultura: quella di una cura del territorio ancora insufficiente, non solo al Sud. Con poi, in caso di eventi atmosferici eccezionali, i disastri che, purtroppo, vediamo in questi giorni a Catania e che abbiamo visto in passato in altre città ed altre aree del Paese. Lo chiediamo da tempo: serve un piano complessivo di manutenzione, non solo necessario per la sicurezza, ma anche capace di mettere in moto l’economia e speriamo che finalmente si inizi a farlo nell’ambito della strategia di ripresa post Covid. Oltre a tutte queste considerazioni necessarie, anche, però, la solidarietà, doverosa e sentita di tutta l’Ugl nei confronti dei nostri concittadini siciliani alle prese con questa difficile situazione.