Elezioni tedesche: per la prima volta, tre i partiti che formeranno la coalizione di Governo. Ci vorranno mesi per arrivare ad una sintesi, troppo diversi i programmi. Merkel rischia di superare il record di Kohl

Tutti quelli che, dentro e fuori dalla Germania per motivi diversi, speravano di assistere subito ad una svolta nella politica tedesca dovranno attendere. Dai dati della commissione elettorale tedesca, è emerso il seguente risultato per il rinnovo del Bundestag: Spd 25,7%, Cdu/Csu 24,1% (il risultato più basso di sempre), Verdi 14,8% (in netta crescita rispetto al 2017, Fpd 11,5%, Afd 10,3% (primo partito in due laender dell’Est), Linke con il 4,9% passa, nonostante lo sbarramento del 5%, grazie a una norma che avvantaggia la vittoria in diversi collegi uninominali. Il risultato non consegna alla Germania e, indirettamente, all’UE un netto vincitore. Ma le rivendicazioni già sono state espresse. La politica tedesca è entrata in una fase di grande incertezza. Che succede, adesso? Per la pima volta, i partiti che formeranno la coalizione di governo saranno tre, fatto che rischia di allungare di mesi le trattative per formare il nuovo governo. Qualcuno ha già previsto che gli auguri di Natale li farà ancora a tutto il mondo Angela Merkel, nonostante Olaf Scholz, capo dell’Spd, abbia dichiarato di voler arrivare ad un governo prima delle festività natalizie. Nel caso in cui il nuovo esecutivo non arriverà prima del 17 dicembre, Merkel supererà il record di Helmut Kohl. Secondo quanto riportato dalle agenzie italiane, la stampa tedesca considera il terzo e quarto partito, ovvero i Verdi e i liberali di Fdp, coloro che giocheranno la partita da «king maker», perché in tutte le ipotetiche combinazioni per la coalizione, entrambi saranno i protagonisti. Poco dopo la chiusura dei seggi, Verdi e Fdp infatti sono stati i primi a muoversi per avviare le cosiddette “grandi manovre” e il fatto che abbiano programmi nettamente diversi complica le trattative. Che riverberi può avere tutto questo in Europa? Qualora le trattative dovessero protrarsi troppo a lungo, magari fino a gennaio o febbraio 2022, «tutti i principali dossier dell’Ue rischierebbero di entrare in un gigantesco cono d’ombra», ha scritto Claudio Tito su Repubblica. Ovvero il Patto di Stabilità e sulle regole in vigore dal 2023 (controllo del debito e del deficit), la Difesa comune, l’emergenza migranti e il Green Deal europeo. E per l’Italia? Secondo molti quotidiani italiani, lo stallo tedesco è un favore all’Italia, nonostante il nostro Paese possa avere più di qualcosa da temere in termini di ritorno all’austerità da una Spd con un maggiore peso specifico, e in particolare al nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi. Sarebbe a quest’ultimo che l’Ue, che non può restare ferma, guarderebbe per risolvere tutti i dossier rimasti aperti. L’asse a questo punto diverrebbe Roma-Parigi, fino a quando, anche in Francia, nel 2022 inizierà la nuova corsa all’Eliseo.