LA NON ACCOGLIENZA

Gli Italiani non sono accolti bene, anzi. Sia nella grande emigrazione che nella seconda fase fra le due guerre mondiali e i primi anni sessanta, i nostri connazionali sono oggetto di durissime campagne denigratorie, con fenomeni che rasentano senza esagerazioni quello che in seguito sarebbe stato definito apartheid. Nonostante interi quartieri di New York e delle altre principali città degli Stati Uniti siano stati costruiti da Italiani, gli attacchi sui giornali sono quasi quotidiani, come pure in Francia, dove trovano accoglienza soltanto le minoranze politicamente impegnate fuggite dal Fascismo. Un fenomeno poco noto è quello dei campi di internamento degli Italiani negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale.

SPIRITO DI APPARTENENZA

All’indomani della Seconda guerra mondiale e negli anni a seguire sono circa tre milioni gli Italiani che varcano le Alpi per andare in Francia, in Svizzera, in Germania e in Belgio, in quest’ultimo caso per effetto dell’accordo bilaterale sul carbone. Chi decide di restare, si organizza sovente in comunità, dando vigore a quell’associazionismo di mutuo soccorso teorizzato e, almeno in parte, praticato da Giuseppe Mazzini e successivamente da Filippo Corridoni, i quali sostenevano la necessità della crescita culturale della classe operaia in un contesto di tutela e salvaguardia dei diritti dei lavoratori. Nei 160 anni dall’Unità d’Italia, oriundi italiani hanno fatto i presidenti, vinto medaglie, giocato a guardie e ladri e sono diventati papi.