Dopo la questione salute, necessario tornare sul testo unico del 2008

Gli ultimi drammatici casi di morti sul lavoro, ad iniziare dalla giovane mamma toscana, hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblico sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, dopo che per lungo tempo si è ragionato soprattutto intorno all’altra faccia della medaglia, vale a dire l’aspetto connesso alla salute. Così, mentre arriva la conferma del fatto che il rischio Covid-19 per tutte le imprese è da considerarsi rischio biologico generico (diventa rischio specifico soltanto per quei settori come la sanità e l’assistenza), per cui nella definizione dei piani vaccinali si dovrà procedere seguendo le indicazioni del protocollo, senza apportare particolari modifiche al documento di valutazione del rischio, si ripresenta la questione della revisione del testo unico del 2008. Come si ricorderà, l’allora ministra del lavoro, Nunzia Catalfo, aveva aperto un tavolo di confronto con Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le altre parti sociali, dove peraltro non erano mancati momenti di scontro in particolare fra i datoriali. Le piccole imprese, in particolare quelle dell’artigianato, temevano un aggravio di incombenze con conseguente aumento dei costi; temevano, altresì, la possibilità di essere escluse in maniera surrettizia dagli appalti pubblici per effetto dell’introduzione di ulteriori certificazioni. Di certo, i sindacati confederali sono tornati a chiedere al ministro Orlando di riprendere in mano il dossier.