Pur ammettendo che la situazione è «molto critica», il premier ha ribadito che la didattica proseguirà in presenza

«Siamo pronti a intervenire nuovamente, se necessario». Così il premier, Giuseppe Conte, intervenendo alla Camera nel corso dell’informativa sul dpcm, varato il 18 ottobre, e che potrebbe non essere l’ultimo. Tutto dipende dall’andamento dei contagi nei prossimi giorni: se gli ultimi provvedimenti di governo e di alcune Regioni – Lazio, Lombardia e Campania, in primis – non dovessero rallentare il rialzo della curva epidemica e del numero dei pazienti positivi in terapia intensiva, il governo introdurrà nuove misure. L’esecutivo starebbe valutando infatti la possibilità di imporre la chiusura delle attività «non essenziali» e il divieto di spostamento tra le Regioni, qualora il numero dei posti in terapia intensiva occupati dai pazienti Covid dovesse raggiungere quota 2.300. Ad oggi, sono poco più di 900. «L’Italia è in una situazione ben diversa rispetto a quella del mese di marzo, anche se questa situazione si sta dimostrando molto critica», ha osservato Conte, aggiungendo, però, che le lezioni proseguiranno «in presenza». Ed è proprio sulla scuola che si sta consumando uno degli scontri più accesi tra il governo centrale e quelli locali. In particolare, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha criticato duramente le decisioni prese dai governatori della Regione Lombardia e della Regione Campania, Attilio Fontana e Vincenzo De Luca, chiedendo loro di permettere agli studenti delle due regioni di proseguire le lezioni in presenza.