Nessuno, chiaramente, vuole mettere in dubbio la professionalità degli esperti dell’Istat, ad iniziare da tutti i ricercatori precari che hanno dovuto sudare le proverbiali sette camice per riuscire ad essere stabilizzati, arrivando in passato ad occupare simbolicamente il tetto e l’aula magna dell’Istituto, pur di smuovere una politica sorda e insensibile, ma suscita non poche perplessità la revisione del paniere di beni sul quale si calcola il costo della vita che pesa sulle famiglie. L’impressione è che siamo davanti ad una rivisitazione molto social e poco reale delle abitudini degli italiani. Entrano, infatti, il sushi take away (per chi ha poca dimestichezza con il Giappone e l’inglese si tratta di una sorta di involtini di pesce crudo da mangiare non seduti comodamente al ristorante, ma ovunque, su un divano, sulla poltrona ergonomica dell’ufficio o camminando in un giardino comunale, sempre se tenuto bene), i monopattini elettrici (in questo caso, il tempismo è eccezionale, visto che il loro utilizzo è permesso dal 1° gennaio scorso, per effetto delle modifiche apportate al codice della strada dalla legge di bilancio), le auto ibride ed elettriche. Insomma, uno specchio dei tempi che cambiano. Siccome però la somma del paniere deve fare sempre cento, l’Istat ha provveduto a ridurre il peso di altre voci. Ed ecco che entra in gioco la dura realtà dei fatti. Dovendo ritoccare il quadro per bilanciare le nuove tendenze social, l’Istituto ha dato una sforbiciata alle spese per l’abitazione, alle bollette per l’acqua e l’elettricità, perfino a quelle per la nettezza urbana, vera croce – senza delizia – di milioni di nostri connazionali. Si ribadisce: nessuno vuole mettere in dubbio l’operazione dell’Istat, ma la scelta non convince assolutamente, in quanto rischia di offrire una fotografia molto virtuale e poco reale del nostro Paese, ampliando il solco già profondo e marcato fra centro storico e periferie, fra grandi città e provincia, fra giovani ed anziani, fra chi può permettersi alcune cose – facendone vanto su Instagram – e chi queste cose può soltanto sognarle, nella migliore delle ipotesi. Intanto, altro segno dei tempi, si fa sempre più spazio la consegna dei pasti a domicilio, ultima frontiera del lavoro precario.