di Stefano Cetica

Chi in Italia pensa che il Palazzo sia lontano dalla gente non ha idea di quanto siano lontani dalla realtà i palazzi delle Istituzioni Comunitarie.
Non solo per la pervicacia nel perseguire le stupide politiche di austerità che stanno minando alla base il progetto europeo e la fiducia dei cittadini, ma anche per l’insensibilità rispetto a quanto accaduto il 22 marzo nella Capitale belga.
Se il Comitato Economico e Sociale può essere un osservatorio di questa realtà, ebbene la conferma che da queste parti la carneficina attuata dai seguaci del Califfo sia affare che non li riguarda l’ho avuta partecipando alla prima riunione – dopo la strage – della Commissione Ambiente e Agricoltura (Nat) quando sono stato costretto a chiedere al Presidente della Commissione, lo scozzese Brendan Burns, di commemorare, almeno con un minuto di silenzio, i poveri morti all’aeroporto di Zaventem e quelli nella metropolitana di Maalbeck.
Semplicemente se ne era dimenticato così come, del resto, a poche ore dagli attentati, dimostrando la più totale insensibilità umana e politica, gli apparati burocratici europei continuavano a confermare gli impegni in agenda come se nulla fosse accaduto, come se quei morti fatti a pezzi dalla ferocia terrorista rappresentassero uno dei tanti “intralci” all’inesorabile divenire della legislazione comunitaria.

Aeroporto di Zaventem - interno

Aeroporto di Zaventem – interno

In realtà Bruxelles è una città profondamente impaurita e ferita, impossibile dire se per il rischio di altri attentati o se per la sensazione di non sentirsi sufficientemente tutelata da una polizia che certamente non ha dato prova di grande perizia ed efficienza.
Alla Grand Place non c’è traccia di un presidio militare e non si vedono neppure i poliziotti: unico “presidio” visibile la televisione belga che probabilmente tenta di rappresentare una situazione di tranquillità a vantaggio dei potenziali turisti.
L’aeroporto, però, è deserto.
Gli aerei parcheggiati ai gate si contano sulle dita diIMG_4271 una mano e i tabelloni che indicano ai passeggeri su quali nastri ritirare il bagaglio sono l’eloquente conferma di questa situazione: i voli  annunciati in arrivo occupano più o meno un terzo di uno solo dei cinque visori abitualmente zeppi di informazioni.

L’accesso alla stazione ferroviaria è chiuso: per andare in città bisogna ricorrere al pullman o ai taxi che si attendono, con santa pazienza (a Roma si griderebbe allo scandalo), in un lungo corridoio dove sono in corso i lavori per ripristinare, sembra non prima del 2017, la normale funzionalità dell’aeroporto.
Ad oscurare l’interno provvedono delle transenne sulle quali è stato stampato il simbolo dell’aeroporto sulla bandiera belga con la scritta 22/03/16: meglio ricordare, si saranno detti, a questi distratti ma esigenti passeggeri, quanto è successo meno di un mese fa prima che qualcuno si lamenti o, peggio, chieda il perché di tanti disagi…

Aeroporto di Zaventem - interno

Aeroporto di Zaventem – interno

Che sono enormi.
Il taxi ti scarica nel parcheggio multipiano dal quale devi avventurosamente uscire per rientrarci, subito dopo, da un’altra parte e incamminarti lungo rampe e sentieri nei quali intravedi ovunque l’indicazione “partenze”.
In realtà capisci presto che si tratta di un miraggio o, comunque, di un obiettivo che devi faticosamente conquistare.
Quando finalmente ti sembra di avercela fatta, sei solo al primo step: un capannone pieno di militari e metal-detector, approntato alla bell’e meglio, dove fanno un primo e molto sommario screening del bagaglio e del passeggero.
Nel capannone successivo, molto più grande, hanno approntato il check-in per i bagagli senza preoccuparsi molto di come la gente possa sistemarsi nell’attesa.
Molti passeggeri si riposano a terra, i più fortunati hanno conquistato le poche sedie disponibili residuo di qualche ufficio temporaneamente chiuso.
Chi viaggia col solo bagaglio a mano ha appena il tempo di sentirsi sollevato da tale incombenza che deve affrontare una scalata di quattro piani senza ascensore per sbucare, finalmente, al vecchio varco dei controlli più puntuali. Almeno non si fa la fila; i passeggeri sono davvero ridotti al minimo.

Aeroporto di Zaventem - interno

Aeroporto di Zaventem – interno

IMG_4292In partenza dall’Italia la situazione sfiora il ridicolo: i voli per Bruxelles sono stati spostati nel settore B – dove abitualmente fanno partire quelli per il Mezzogiorno – e sono persino venuti meno “i controlli” che, prima della strage e dopo Parigi, erano stati messi ai gate (in sostanza un paio di poliziotti “squadravano” dall’alto in basso i passeggeri prima dell’imbarco individuando, a naso, i potenziali terroristi…).
Tutto questo succede nel cuore dell’Europa mentre, al Brennero, un governo, neppure xenofobo o “di destra”, innalza l’ennesima barriera sulla quale si sta infrangendo il sogno di un’Europa unita ma, soprattutto, civile; forse Zaventem è solo il prologo.