di Barbara Faccenda

 

Il 26 febbraio gli iraniani si sono recati alle urne per votare il rinnovo dell’Assemblea degli Esperti e del parlamento, chiamato Majlis (per saperne di più sul funzionamento di questi due organi: http://www.barbarafaccenda.it/majlis-iran-elezioni-2016/). Fondamentalmente, tutta la suspense che ha circondato il voto ci sembra in qualche maniera sproporzionata rispetto al suo probabileimpatto.
Il parlamento iraniano ha una limitata autorità nell’influenzare le decisioni chiave di politica estera. L’Assemblea degli esperti, per sua parte rimane rilevante solo in maniera ipotetica, avendo adempiutoalla sua funzione primaria di gestione di un processo futuro di successione del leader supremo solo una volta (quasi tre decadi fa), peraltro in maniera del tutto sbrigativa. Da non dimenticare assolutamente la manipolazione delle procedure di elezione e l’esame delle credenzialidei candidati compiute da un apparato non eletto (Consiglio dei Guardiani) con ruolo di supervisore, composto primariamente da anziani religiosi che limita ogni prospettiva di un risultato inaspettato alle urne.
Questo, tuttavia, non implica che il voto sia irrilevante. Il parlamento dell’Iran ha radici che si allungano indietro a più di un secolo. La sua fondazione nel 1906 era il prodotto di uno straordinario movimento che introdusse i cardini della democrazia in Iran. Malgrado il suo abuso e la negligenza di chi era al potere, il parlamento è rimasto un simbolo sufficientemente potente di una lunga battaglia per avanzare nella partecipazione popolare che è sopravvissuto alla rivoluzione del 1979. Da quel tempo, il parlamento ha fornito un consesso per la politica quotidiana in Iran con le battaglie sul budget, vigilanza, e autorità tra ogni organo e ufficio della presidenza.
Le elezioni iraniane, malgrado le loro manifeste limitazioni, non dovrebbero essere dimesse con un mero esercizio della Potemkin. L’affidamento del regime alle urne è una salvezza della Repubblica Islamica; l’esperienza di routine nell’esercitare una forma di voce politica ha sostenuto l’abitudine degli iraniani stessiai valori democratici; ha facilitato la creazione di una cultura di competizione politica e incuneato aspettative per la responsabilità del governo tra gli iraniani.
Le elezioni stesse offrono rari momenti di mobilitazione di milioni di iraniani attorno a leader, partiti e movimenti in modi che spesso si provano difficili da controllare, anche per un regime che è ben pratico nell’arte della repressione. Le elezioni forniscono un’apertura per un attivismo pubblico che è fortemente scoraggiato in altri punti del calendario politico.
Queste elezioni devono essere viste con le lenti della prima opportunità di articolare le visioni politiche iraniane dall’accordo sul nucleare del luglio 2015. A veder meglio inoltre, si possono individuare quattro indicatori chiave da tenere in considerazione.
L’affluenza: il numero di persone che si è recato alle urne rappresenta forse il fattore più significativo per tutti. La leadership iraniana regolarmente si trova a navigare in un incerto equilibrio a questo proposito. Il regime ha un interesse stringente nell’incoraggiare la partecipazione come un modo di validare la legittimità di un sistema di governo – “per deludere i nostri nemici” come ha detto Khameini al momento del suo voto. Allo stesso tempo, i sostenitori fedeli del sistema cercano di evitare di incitare un entusiasmo elettorale non trattenuto che inevitabilmente va a beneficio delle forze di cambiamento che occasionalmente è aumentato vorticosamente al di là del controllo del regime.
In ritorno del fronte della riforma. I riformisti hanno storicamente trovato vantaggio in alti volume di partecipazione, il loro apice arrivò nel 2000, con il 67% dell’affluenza.Hanno inondato il Consiglio dei Guardiani con candidati, più del doppio del numero delle ultime elezioni. Dopo la prevedibile eliminazione selettiva dei loro candidati, hanno confezionato una strategia alternativa allineando una varietà di conservatori moderati per produrre delle liste comuni di candidati in distretti chiave.
Successione e conservatori. I fari dei riformisti – particolarmente Hassan Khomeini, il nipote di carismatico fondatore della rivoluzione – sono stati largamente esclusi dalla gara per l’Assemblea degli Esperti. Questo stratagemma non ha eliminato la competizione. Anche qui, in concerto con più conservatori moderati, i riformisti hanno incoraggiato elenchi alternativi rispetto alle figure della vecchia guardia che hanno dominato a lungo l’immagine pubblica dell’Assemblea. Se uno di questi prominenti religiosi tradizionali, particolarmente Ayatollah Ahmed Jannati, Ayatollah Mohammad Yazdi, Ayatollah Mohammad TaqiMesbah-Yazd falliscono nell’avere un seggio nell’Assemblea, verrà considerato un trionfo per coloro che supportano un cambiamento graduale nell’Iran.
Come il risultato avrà un impatto sulla leadership nel parlamento? Una volta che i voti sono stati contati e il nuovo parlamento si insedia, la leadership del Majlis ancora una volta vorrà agguantare la presa. È difficile immaginare un partner per l’agenda di Rouhani più favorito di Ali Larijani, che è stato lo speaker per i passati 8 anni. Larijani ha grandi ambizioni politiche e senza dubbio trova concorrenti duri a sinistra (Aref) così come a destra (Gholam – Ali HaddadAdel lui stesso ex speaker). La competizione per le posizioni di leadership nel nuovo Majlis aiuterà a decidere il bilancio istituzionale tra il presidente, la legislatura e il dominio non eletto del sistema iraniano.
I risultati definitivi non ci sono ancora. In Iran funziona che dopo che tutti i voti sono contati dai funzionari del ministero dell’interno, ci sono le verifiche del Consiglio dei Guardiani circostanza che richiede diversi giorni.Per ora sappiamo che 38 seggi del parlamento sono andati alla principale lista dei conservatori e 30 alla “lista di speranza” dei riformisti. Altri 36 seggi sono degli indipendenti di cui 16 sono propensi ad allearsi con i conservatori e 13 più vicini ai riformisti ed altri senza affiliazioni chiare. Ci sono ancora dei seggi senza ha un chiaro vincitore: ciò vuol dire che servirà un secondo round di votazioni che si terrà presumibilmente tra aprile e maggio.