Le Bcc verranno riunite sotto un’unica holding. Chi però non vorrà aderire potrà farlo dimostrando però la sua solidità. Questo quanto previsto dal decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri contenente misure urgenti per la riforma delle banche di credito cooperativo e altre disposizioni urgenti per il settore del credito.
Un testo molto più sintetico rispetto a quanto si attendeva, ma slittano le norme per rimborsare chi ha perso i soldi investiti nelle obbligazioni subordinate delle quattro banche fallite (Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti) per i quali si andrà avanti per decreti previsti dalla Legge di stabilità e non più con un decreto legge. Non si tratta però di un “rinvio” ha sottolineato il premier Matteo Renzi, le misure previste “per i rimborsi delle persone che verranno riconosciute come truffate dall’arbitrato sono sostanzialmente pronte e arriveranno a giorni”.
Una riforma quella varata dal Cdm che per il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, è “profondamente negativa sia perché colpisce i due capisaldi di un sistema fondamentalmente sano ovvero autonomia e radicamento territoriale sia perché è in grado di produrre risvolti negativi in termini di occupazione e garanzie a correntisti e soci”.
Secondo quanto si legge nella nota di Palazzo Chigi “la riforma delle Bcc consentirà di superare le criticità che presenta la vigente disciplina del settore: debolezze strutturali derivanti dal modello di attività, particolarmente esposto all’andamento dell’economia del territorio di riferimento, ed anche dagli assetti organizzativi e dalla dimensione ridotta”. Nella nota si spiega inoltre che “allo stesso tempo viene confermato il valore del modello cooperativo per il settore bancario e rimane il principio del voto capitario”.
Le banche potranno decidere di non aderire alla holding e rimanere cooperative o spa a patto che abbiamo una soglia minima di patrimonio di 200 milioni di euro e che versino, per poter mantenere le riserve (ora formalmente pubbliche) all’erario il 20%. Le Bcc che attualmente hanno riserve per 200 milioni ha spiegato il ministro Padoan “sono una decina più o meno. Non significa che tutte devono uscire, ma hanno la possibilità di farlo”. Sulle popolari infatti il premier ha ribadito come l’azione del governo punta a non crearne di nuove ma di aggregarne. “Ci auguriamo – ha detto – che la riforma delle banche popolari sia recepita nel modo più intelligente e innovativo possibile dai singoli soggetti delle banche popolari, spero possano rapidamente fondersi, unirsi, aggregarsi, nel rispetto della loro autonomia”.
Per Capone, però, dato che “non si è tenuto conto delle peculiarità del sistema cooperativo, si deduce che la riforma intenda perseguire ben altri scopi, rispetto a quelli dichiarati ovvero la razionalizzazione del sistema. In quest’ultimo caso infatti, spiega il sindacalista, “sarebbe bastato agevolare le capacità e le risorse del sistema Bcc nel fare fronte in maniera autonoma alle criticità sopraggiunte, così come del resto stava già avvenendo. Si è preferito, invece, colpire il cuore dell’intero sistema, con il rischio di snaturare e indebolire le grandi potenzialità sin qui dimostrate. Motivare la riforma delle Bcc con la necessità di ridurre gli sportelli bancari vuol dire, quanto meno, non aver ben capito cosa sia una banca legata al territorio. Inefficienze e carenze di governance del credito cooperativo non verranno eliminate, semmai accentuate a causa al discutibile meccanismo di nomina dei vertici. In definitiva, il governo ha scelto di agire in maniera dissennata e non condivisibile, persino nella scelta dei limiti finanziari nella costituzione di holding e riserve”.
“L’Ugl vigilerà attentamente – conclude Capone – su tutte le criticità indicate, in particolare sui risvolti occupazionali e sulle garanzie per soci e correntisti, augurandosi che il Parlamento in uno scatto di lucidità possa, se non respingere tale decreto, almeno modificarlo in maniera sostanziale nei suoi punti più discutibili”.

Questi i principali punti della riforma delle Bcc varata questa notte dal Consiglio dei Ministri:
(fonte Ansa)
OBBLIGO BCC ADERIRE A GRUPPO UNICO, SOGLIA 1 MLD. Obbligo per di aderire ad un gruppo bancario cooperativo che abbia come capogruppo una societa’ per azioni con un patrimonio non inferiore a 1 miliardo di euro. L’adesione ad un gruppo bancario e’ la condizione per il rilascio, da parte della Banca d’Italia, dell’autorizzazione all’esercizio dell’attivita’ bancaria in forma di banca di credito cooperativo.
PARACADUTE D’USCITA. La Bcc che non intende aderire ad un gruppo bancario, può farlo a condizione che abbia riserve di una entità consistente (almeno 200 milioni) e versi un’imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse riserve. Attualmente sono una decina le banche sopra tali soglie ma si tratta comunque di “una possibilità” e il governo auspica che siano pochi a farlo. Non può però continuare ad operare come banca di credito cooperativo e deve deliberare la sua trasformazione in spa. In alternativa e’ prevista la liquidazione.
LA HOLDING ‘BANCA CENTRALE’ SISTEMA. La società capogruppo svolge attività di direzione e di coordinamento sulle BCC in base ad accordi contrattuali chiamati ”contratti di coesione”. Il contratto di coesione indica disciplina e poteri della capogruppo sulla singola banca. I poteri saranno più o meno stringenti a seconda del grado di rischiosità della singola banca misurato sulla base di parametri oggettivamente individuati. La maggioranza del capitale della capogruppo e’ detenuto dalle BCC del gruppo. Il resto del capitale potrà essere detenuto da soggetti omologhi (gruppi cooperativi bancari europei, fondazioni) o destinato al mercato dei capitali. Al fine di favorire la patrimonializzazione delle singole BCC e’ stato elevato il limite massimo dell’investimento in azioni di una banca di credito cooperativo e il numero minimo dei soci. La capogruppo potrà sottoscrivere azioni di finanziamento per contribuire al rafforzamento patrimoniale delle BCC, anche in situazioni diverse dall’inadeguatezza patrimoniale o dall’amministrazione straordinaria.
I TEMPI DI ATTUAZIONE. Disposizioni transitorie: la banca che intende assumere il ruolo di capogruppo deve trasmettere la relativa comunicazione alla Banca d’Italia entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore delle disposizioni di attuazione della stessa Banca d’Italia. Il contratto di coesione e’ stipulato entro 90 giorni dalla conclusione degli accertamenti di Banca d’Italia. Sono previsti 60 mesi dall’entrata in vigore della legge per l’adeguamento da parte delle BCC al nuovo numero minimo di soci.