L’outlet ‘Italia’ spinge Pininfarina fino a Mumbai. L’azienda, dopo due anni di trattative, è stata ceduta agli indiani di Mahindra con un’operazione da 150 milioni. Il gruppo indiano, infatti, acquisterà il pacchetto di controllo della famiglia, lancerà un’Opa sul mercato e investirà 20 milioni in aumento di capitale.
“Questa operazione ci permette di pensare al futuro”. Ribadisce il Presidente dello storico marchio italiano, Paolo Pininfarina. Il ceo di Mahindra aggiunge: “Contribuiremo a farla crescere in Italia e in Europa azienda e marchio resteranno in Italia. L’azienda resterà quotata a Milano e sarà una collaborazione di successo”.
COSA PREVEDE L’ACCORDO

“L’intesa prevede l’impegno da parte del gruppo indiano di investire 20 milioni di euro mediante un aumento di capitale in Pininfarina entro il 2016. Il closing dell’operazione è previsto entro il primo semestre del prossimo anno.  Le parti – si legge nella nota congiunta – hanno concordato di identificare le circostanze alle quali gli Investitori manterranno la quotazione delle azioni ordinarie Pininfarina presso il Mercato Telematico Azionario e di confermare, successivamente al closing, Paolo Pininfarina presidente. L’accordo prevede le dimissioni dell’attuale Cda al momento del closing. Contestualmente alla firma dell’intesa sono stati conclusi l’accordo di ristrutturazione dei debiti di Pininfarina, che prevede che l’indebitamento finanziario delle banche sarà ripagato dal 2017 con un tasso di interesse che resterà invariato allo 0,25% su base annua. Tutti i soci della famiglia Pininfarina, della catena di controllo di Pincar, il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale dell’azienda hanno approvato l’operazione “prendendo atto con soddisfazione del raggiungimento di questi importanti accordi per la continuità aziendale e lo sviluppo di Pininfarina nella continuità della tradizione e dei valori che hanno fatto della società un leader nel mondo del design e creatività industriale italiana”.

I MARCHI CHE ABBANDONANO L’ITALIA

Di seguito un focus pubblicato su ‘Libero Quotidiano’ in merito ai marchi di qualità che hanno abbandonato l’Italia per trovare fortuna in terra ‘straniera’. Secondo un rapporto diffuso dall’Eurispes, dal 2008 al 2012 sono ben 437 le aziende italiane spinte fuori i confini:
Unilever – È nel 1974 che la Unilever, multinazionale anglo-olandese, attualmente quarta azienda del largo consumo in Italia con un giro d’affari di 1,4 miliardi acquisisce la Algida, fondata a Roma nel 1945 da Italo Barbiani. Acquista poi anche: la Sorbetteria Ranieri, Riso Flora, Bertolli e l’azienda di confetture Santa Rosa.
Kraft Foods – La più grande azienda alimentare dell’America settentrionale e la seconda multinazionale alimentare al mondo, acquista inizialmente diverse realtà italiane del settore lattiero-caseario: Fattorie Osella, Invernizzi, rivenduto nel 2003 alla francese Lactalis. Successivamente, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, acquisisce diverse aziende fondamentali nei settori dei salumi e della pasta: Negroni, Simmenthal, Gruppo Fini, Splendid, Saiwa.
Nestlé – Compra Perugina. E poi: Vismara, Sasso, Pezzullo, Berni, Italgel, azienda italiana nata nel 1960 e specializza nel settore della pasticceria e alimenti surgelati, proprietaria dei marchi Gelati Motta, Valle degli Orti, Surgela,la Cremeria, Maxicono, Marefresco, Voglia di Pizza, Oggi in Tavola, Antica Gelateria del Corso, il Gruppo Dolciario Italiano e il marchio Alemagna, i quali torneranno nel 2009 ad essere italiani con il loro acquisto da parte della Bauli. Infine, nel 1998 è il turno del settore bevande, e quindi della Sanpellegrino insieme ai suoi marchi Levissima, Panna, Recoaro, Pejo, San Bernardo, la Claudia.
Bsn-Gervais-Danone – Durante gli anni Ottanta e Novanta la Kraft e la Nestlé anche il Gruppo francese Bsn-Gervais-Danone acquisisce marchi importanti dell’industria alimentare italiana come la Saiwa, la Galbani, acquisita nel 1989 e rivenduta nel 2002 al fondo di private equity BC Partners che a sua volta la cede al Gruppo francese Lactalis nel 2006; il marchio Agnesi, il più antico pastificio d’Italia. Nel 1987 il Gruppo francese acquisisce il Gruppo Sangemini-Ferrarelle, comprendente i marchi Sangemini, Ferrarelle, Fabia, Boario, Fonte di Nepi. Oggi il Gruppo è passato all’italiana Italacqua.
Sperlari – Attualmente la Sperlari, insieme alle italiane Saila, Dietorelle, Dietor e Galatine, fa parte della Leaf Italia S.r.l., società controllata dall’olandese Leaf International BV, azienda leader del mercato delle caramelle in Svezia, Olanda, Finlandia e Belgio e al secondo posto in Norvegia, Danimarca e Italia.
Birra Peroni – Comprendente i marchi Peroni e Nastro Azzurro, entra a far parte del colosso sudafricano SABMiller plc, tra i più grandi produttori di birra al mondo.
Star – Proprietaria di diversi marchi come Pummarò, Sogni d’oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo, Risochef, Mellin, viene acquistata dalla spagnola Gallina Blanca del Gruppo Agrolimen.
Eridania – Il 49 per cento delle quote di Eridania Italia S.p.A., la più grande società saccarifera italiana fondata nel 1899 a Genova, viene acquistato nel 2011 dalla francese Cristalalco Sas, gruppo operante nel settore dello zucchero, dei prodotti alcolici, dell’alimentare e dei cosmetici.
Norcineria Fiorucci – Viene venduta al Gruppo spagnolo Campofrio Food.
Ruffino e Gruppo Gancia – La Ruffino vende progressivamente le proprie quote dal 2004 alla multinazionale americana Constellation Brands; il controllo del Gruppo Gancia passa invece nelle mani della multinazionale russa, leader nel mercato della vodka, Russian standard corporation.
Automobili – Le più significative sono state le vendite di: Ducati Motor Holding S.p.A. alla società Audi AG del Gruppo tedesco Volkswagen assorbe definitivamente l’azienda, e Lamborghini, anch’essa acquisita dal Gruppo tedesco della Volkswagen.
Moda e abbigliamento – La giapponese Itochu Corporation acquista: Mila Schön, Conbipel, Sergio Tacchini, Belfe e Lario, Mandarina Duck, Coccinelle, Safilo, Ferrè , Miss Sixty-Energie, Lumberjack e Valentino S.p.A. Quasi tutte queste aziende sono state poi rivendute sempre ad aziende straniere.
Il Gruppo Kering-ex PPR compra: Gucci, Bottega Veneta, Brioni, Pomellato
Lvmh Moët Hennessy-Louis Vuitton rileva: Emilio Pucci; Fendi; Bulgari e Loro Piana.
Arredamento – Le acquisizioni per il settore manifatturiero dell’arredo-casa riguardano soprattutto i sotto-settori della ceramica, dell’illuminazione, e dei mobili da cucina, tre dei comparti di maggior eccellenza del Made in Italy. Negli anni Novanta le acquisizioni più importanti coinvolgono la Pozzi-Ginori, la Ceramica Dolomite e le Ceramiche Senesi, mentre più recente (2013) la cessione in mani straniere del Gruppo Marrazzi, leader internazionale nel settore delle piastrelle di ceramica. E l’ultima perla dell’arredamento, Poltrona Frau.