di Caterina Mangia

Scontro tra Roma e Bruxelles sul tema migranti: la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione per l’Italia in materia di asilo attraverso una lettera di messa in mora. Nello specifico si rimprovera al nostro Paese di non aver identificato con le impronte digitali alcuni profughi nel sistema Eurodac. “Dopo due mesi non si è risposto in modo efficace alle preoccupazioni”, è la spiegazione dell’esecutivo comunitario, che ha bacchettato anche Grecia e Croazia, le quali risultano comunque in una posizione di maggiore efficienza. MIgranti
La risposta italiana non si è fatta attendere: sui migranti “l’Europa non sta facendo tutto quello che può”, ha attaccato il premier Matteo Renzi, mentre il capo Dipartimento Immigrazione del Viminale, il prefetto Mario Morcone, ha scandito ai microfoni di Sky Tg24: “il dato italiano, per quanto riguarda l’identificazione degli arrivi di migranti, è tra i più alti. Siamo oltre l’80 per cento, ormai siamo quasi al 100 per cento di quelli che arrivano”. Per Morcone la procedura di infrazione è “una modalità per fare pressioni sui Paesi delle frontiere esterne, Italia Grecia e Malta. I dati testimoniano che l’Italia fa molto bene il proprio compito, i colleghi della Polizia di Stato stanno facendo il massimo, fotosegnalando quasi tutti quelli che arrivano. Rimangono alcune piccole sacche di eritrei che si rifiutano, ma questo è un tema delicato, sull’uso proporzionato della forza”.
Altrettanto polemico il responsabile degli Affari Ue Sandro Gozi: la procedura “non è la risposta che ci aspettiamo dall’Europa”, perché “la soluzione non è applicare in modo miope e rigido le regole comuni verso chi ha fatto molto più e meglio di altri”.
Del resto, i dati incrociati dell’Ue mostravano da circa un anno discrepanze e già a settembre l’Ue ha segnalato il problema all’Italia: secondo i dati Frontex confermati dalle autorità nazionali, solo 50mila persone su 140mila approdate in Italia da gennaio a novembre 2015 sono state inserite nel database Eurodac. Percentuali simili per i mesi che vanno da luglio a novembre: su 65mila arrivi, solo 29mila sono registrati. L’Ue ha poi ritenuto “insufficienti” le rassicurazioni del capo della Polizia Alessandro Pansa, secondo cui il tasso di inserimenti nel database è aumentato dal 65 per cento di luglio all’attuale 79,52 per cento.
Il tema delle richieste asilo si fa comunque sempre più di attualità e i numeri lo attestano: secondo i dati diffusi oggi da Eurostat le prime richieste di asilo in Ue nel terzo trimestre 2015 sono state 410mila, il doppio rispetto al trimestre precedente. I numeri più alti in Germania e in Ungheria (108mila ognuna; 26%), seguono Svezia (42.500; 10 per cento), Italia (28.400; 7 per cento) e Austria (27.600; 7 per cento). In Italia il dato sale del 91% sul trimestre precedente.
Sembrano inoltre essere all’orizzonte alcune novità: secondo il Financial Times la Commissione europea presenterà la prossima settimana il piano per creare una forza di polizia europea per il controllo delle frontiere esterne dell’Unione: una guardia costiera e una di frontiera permanenti che sostituirebbero Frontex.
Nel frattempo – e questo è il vero, tragico, ineludibile dato – il fenomeno migratorio continua a mietere vittime: all’alba di oggi sono morte quattro persone nel naufragio di un barcone di profughi iracheni. E’avvenuto nei pressi dell’isola greca di Farmakonissi, al largo della provincia turca di Aydin, nell’Egeo.
Nove sono i dispersi.