Le parole del Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, non convincono i sindacati. Al termine dell’incontro di questa mattina al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le organizzazioni di categoria hanno ribadito il loro ‘no’ al progetto di privatizzazione del Gruppo Fs che non garantirebbe uno sviluppo del settore, anzi comporterebbe dei rischi.
Il segretario nazionale dell’Ugl Trasporti-Attività ferroviarie, Umberto Nespoli, ha spiegato che “il Governo brancola ancora nel buio: è stato ribadito quello che già sapevamo, ossia che la rete resterà probabilmente pubblica, ma non si sa nulla sulla gestione dell’operazione che, viste le esperienze di altri Paesi, ci preoccupa e non poco; anche se la quotazione in borsa riguarderà il 40 per cento del Gruppo, non abbiamo avuto alcun chiarimento su cosa si intenda mettere realmente sul mercato poiché siamo in attesa del piano industriale che dovrà essere presentato dal nuovo ad di FSI, Renato Mazzoncini”.
Uscendo dal Ministero dei Trasporti, Nespoli ha dichiarato che restano irrisolti i principali nodi dell’operazione. L’Ugl, in particolare, teme “che la privatizzazione parziale, senza la rete, oltre a mettere in discussione l’unicità del Gruppo FS possa riguardare solamente Trenitalia, che si troverebbe in una situazione finanziaria incerta, in quanto non sostenuta più dal valore degli asset di RFI. In questo caso, le azioni potrebbero essere appetibili ai concorrenti europei, in particolare tedeschi e francesi che già ostacolano l’interoperabilità e che potrebbero così compromettere gli interessi nazionali”.
La richiesta del sindacato è quella di un confronto con il Governo “su progetti seri”, e di evitare “un’operazione che potrebbe danneggiare seriamente la qualità e il servizio pubblico universale. Aspettiamo i prossimi incontri e dettagli sull’operazione per dare una valutazione più completa”.
Anche Filt Cgil,  Fit-Cisl e Uiltrasporti si dicono contrari alla privatizzazione, delusi da un incontro che non ha fornito alcuna delucidazione.
Dal canto suo, il ministro Delrio ha risposto che “la privatizzazione è un mezzo, non un fine. E il fine è quello di migliorare il servizio ai passeggeri. Ci sono ancora passi da fare, in particolare per il trasporto regionale e il trasporto merci. Servono investimenti per colmare questi ritardi”.
L’operazione, ha spiegato dai microfoni di Repubblica Tv, “non serve a fare cassa, che tra l’altro sarebbe una cassa esigua per il debito italiano, ma serve a mettere al centro i passeggeri e ad accompagnare il piano industriale. Serve un piano adeguato a un Paese moderno”, ha ribadito il ministro nel corso di un videoforum su Repubblica.it. La privatizzazione, ha proseguito, “serve a sostenere un grande piano di sviluppo, e non a determinarlo. Una volta stabilito il piano industriale si potrà chiedere all’azionariato diffuso e agli investitori istituzionali  di sostenere il piano industriale”.